
Disturbi dell’attenzione, fatica a concentrarsi oltre che un ostacolo per la socializzazione. Sono solo alcuni degli effetti dello spasmodico utilizzo del cellulare, soprattutto in età precoce. Per questo oggi, su proposta del Centro, è stata lanciata l’iniziativa popolare ‘Smartphone: a scuola no!’, affinché non sia solamente una direttiva ma una legge. Il vicepresidente cantonale e consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio ci ha spiegato che “l'iniziativa è molto semplice: chiede di non permettere di portare gli smartphone alla scuola dell'obbligo, ovvero la scuola dell'infanzia, la scuola elementare e la scuola media”. Fonio ha poi proseguito dicendoci che a cambiare sarebbe innanzitutto il fatto che si inserirebbe un articolo in una legge, “il quale indica che non è più possibile portare a scuola lo smartphone”. Rispetto alla situazione attuale, non potendo portare a scuola lo smartphone, “il cellulare non sarà disponibile ai bambini nelle pause, nelle ricreazioni o subito dopo la fine della scuola. Questo è un elemento secondo me importantissimo”.
Scriverlo nero su bianco
Scriverlo, dunque, nero su bianco. Perché, ha sottolineato il presidente del Centro e primo firmatario Fiorenzo Dadò, diventi vincolate per tutte le scuole dell’obbligo e sia più incisiva dell’attuale direttiva del DECS che interessa solo le scuole medie. Un tema caldo che ha visto l’adesione anche di altri partiti, fra cui il PLR. Ne abbiamo quindi parlato con la deputata Simona Genini. “La direttiva è dipartimentale, e ancorarlo nella legge sensibilizza tutta la cittadinanza. C'è infatti un obbligo ancorato in una legge, con previste anche delle sanzioni per chi non le rispetta. Una lezione dura 50 minuti, allora perché effettivamente non codificare una limitazione così importante per il benessere dei nostri ragazzi?”
Parola ai medici
A favore dell’iniziativa anche molti studi scientifici, che evidenziano gli effetti nefasti dell’uso dello smartphone con cui quotidianamente sono confrontati anche i pediatri che, come società civile, abbracciano l’iniziativa. “Quotidianamente vediamo ragazzini che hanno difficoltà a gestire ed esprimere le proprie emozioni”, ci ha spiegato il portavoce dell’Associazione dei pediatri della Svizzera italiana Claudio Codecà. “Fondamentalmente, nei social network si è costantemente alla ricerca di emozioni positive. Ma c’è anche la difficoltà a gestire le emozioni negative”.
Il progetto
Il progetto affonda le radici nel 2018, quando una mozione aveva già chiesto la limitazione dei cellulari nelle scuole. Oggi si punta a un passo in più: lo smartphone a scuola non deve proprio entrare. E chi, 7 anni fa, era tra i promotori, crede sia un passo fondamentale, come l’ex deputata PLR in Gran Consiglio Maristella Polli. “Sappiamo che le direttive a livello di istituti scolastici non sono state applicate tutte nello stesso modo. A mio avviso, questo riduce la possibilità per un ragazzo di socializzare con gli altri ragazzi o nella società in generale. Quindi, lasciare lo smartphone fuori dalla scuola – anche durante le pause pranzo – aiuterebbe la limitazione d’utilizzo almeno negli istituti scolastici”.