Raoul Ghisletta, state raccogliendo le firme contro una norma votata dal popolo nel 2022 e che esaurirà il suo effetto fra poco più di un anno, sembra quasi un esercizio di stile.
"Non penso proprio", risponde il segretario del sindacato VPOD. "Perché ci aspettiamo il periodo peggiore nei prossimi mesi con il preventivo 2025, dove già il 2024 è stato caratterizzato da importanti tagli, decisi unilateralmente dal Governo e poi non corretti dal Parlamento che sono andati a toccare la carne viva, quindi stipendi dei dipendenti pubblici, stipendi del settore sociosanitario, contributi alle case anziani, contributi agli istituti per invalidi e per minorenni. Addirittura si è arrivati a decidere di non sostituire i docenti che partono nel 2024, ma di farlo solo nella misura dell'80%, quindi stiamo toccando i fondamenti del servizio pubblico e anche il principio dell'equità perché si risana solo sulle spalle dei dipendenti pubblici e sulle spalle degli utenti dei servizi pubblici, sociosanitari e scolastici quindi genitori, famiglie di invalidi e di minorenni che vanno ad usufruire di questi servizi".
Diego Baratti, ha ancora senso difendere il decreto Morisoli? Il pareggio di bilancio è raggiungibile?
"Il pareggio di bilancio - risponde il presidente dei Giovani UDC - è un obbiettivo politico che non è imposto solo dal decreto Morisoli, ma addirittura dalla Costituzione cantonale ticinese, nell'articolo 34 dove di fatto si obbliga il governo a raggiungere il pareggio dei conti per evitare l'eccessivo indebitamento che peserebbe sulle spalle di noi giovani e delle future generazioni. L'UDC ha proposto però questo decreto per cercare di spingere la politica a un'azione più celere e più responsabile".
"Decreto - continua Baratti - su cui però abbiamo già votato sempre grazie a Ghisletta e alla sinistra qualche anno fa e il popolo lo ha plebiscitato. Bisogna sottolineare che il decreto Morisoli non è mai stato applicato negli ultimi anni, neanche l’obiettivo del pareggio dei conti è stato raggiunto negli ultimi anni. L'ultima prova l'abbiamo avuta con il fatto che il preventivo approvato quest'anno ha di poco sforato di pochi milioni l'attivazione del freno all'indebitamento. È chiaro che se il governo non avesse dormito e avesse agito prima applicando anche delle proposte che sono state presentate in Gran Consiglio dall'UDC, oggi non ci troveremmo nella situazione di dover fare tutte queste misure una dopo l'altra e magari avremmo potuto distenderle di più nel tempo".
"Ora i sindacati lanciamo questa iniziativa per abolire un decreto che c'è già, che scadrà comunque nel 2025, e faranno spendere soldi ai cittadini per una nuova votazione che di per sé non avrà alcun effetto. E mi chiedo se magari questa non sia una mera manovra elettorale in vista delle comunali", aggiunge Baratti.
Ghisletta, in effetti il popolo ticinese ha votato il decreto Morisoli una volta. Pensate che non avesse capito quali sarebbero state le conseguenze?
"La costituzione parla di agire, anche la legge finanziaria, in modo equilibrato sulle entrate e sulle uscite quando si tratta di risanare il bilancio", risponde il segretario VPOD. "Quindi questo va precisato e il decreto Morisoli è uno stravolgimento della costituzione, della legge finanziaria, perché impone di agire in modo folle, unicamente sulle uscite. E i risultati si sono visti, si è agito con il preventivo 2024 in modo pesante sulle uscite, non si è agito sulle entrate. Ci sono stati alcuni decreti che sono caduti perché di competenza del Parlamento, ma diciamo che tutto le misure di competenza del Consiglio di Stato sono state adottate per 70 milioni circa"
"Quindi è chiaro che questa prospettiva sul preventivo 2025 è semplicemente allucinante, non è solo preoccupante", aggiunge Ghisletta. "Quindi stiamo facendo una resistenza e lo abbiamo fatto manifestando in più di 5'000 per ben tre volte. Durante questo inverno lo abbiamo fatto anche azioni nei posti di lavoro con uno sciopero anche in alcune scuole insieme a proteste. Questa azione che facciamo con l’iniziativa per abolire il decreto Morisoli è un segnale per dire che questo modo di risanare le finanze è un modo ingiusto che va a pesare proprio sul ceto medio che non beneficia di sussidi, ma che ha bisogno di servizi di qualità, sia in ambito scolastico che sociosanitario".
Baratti su questo pensa sia possibile risanare i conti dello Stato agendo solo sulle spese, tagliando i servizi e poi puntando il dito contro quei dipendenti pubblici che fanno parte della popolazione e spesso del ceto medio?
"Questo è interessante", risponde Baratti. "Ghisletta dice che il decreto Morisoli è ingiusto nei confronti del ceto medio, mentre invece è giusto nei suoi confronti andare ad aumentare loro ancora le imposte e i balzelli, prendendo sempre più soldi dalle loro tasche? I prezzi aumentano, siamo in un periodo di inflazione, è giusto quindi che per finanziare lo Stato e le condizioni salariali migliori di cui godono i dipendenti pubblici si vada ancora a diminuire il potere d'acquisto dei cittadini del ceto medio? Questa mi sembra una grande incoerenza".
"Il debito pubblico del nostro cantone ha superato i 3 miliardi di franchi - ricorda il presidente dei Giovani UDC - non contiamo poi quello della cassa pensione dello Sato. Che Ticino vogliamo lasciare alle future generazioni? È responsabile lasciare tutti questi debiti perché stiamo vivendo a livello di spesa pubblica sopra le nostre possibilità? Questo è chiaro, per noi ci sono delle ampie possibilità di risparmio, senza aumentare le imposte alla popolazione che sta già facendo fatica e senza anche tagliare nessuna prestazione".
"Ad esempio se il Consiglio di Stato avesse messo un freno alle assunzioni non assumendo negli ultimi anni 750 dipendenti, avremmo risparmiato ben 100 milioni di franchi. Quindi vedete che qua i margini di manovra che la politica e il Governo hanno a loro disposizione sono enormi e ora bisogna solo fare un atto di responsabilità per non lasciare una montagna di debiti a noi giovani e alle future generazioni", aggiunge Baratti.
Ghisletta, Baratti dice che il debito del Canton Ticino non può crescere all'infinito: si può rallentarlo alzando le tasse o esiste un altro modo?
"Bisogna distinguere tra ceto medio e riccastri e ricconi - chiarisce Ghisletta - che sono quelli che pagano tantissime imposte, ma il ceto medio degli sgravi fiscali se ne è fatto ben poco, ha guadagnato forse una pizza. Mentre degli sgravi fiscali vanno a beneficiare soprattutto le persone molto facoltose e questa è l'ottica che continua ad adottare l'UDC. Il ceto medio ha bisogno di uno Stato di qualità, ha bisogno di scuole ben funzionanti, di università che siano accessibili. Non come in America dove si paga 30'000 dollari a semestre per andare all'università, ma dove si pagano magari 1’000 franchi di tassa universitari.
"È questo che vuole l'UDC, un Paese sempre più alla mercé di chi ha i soldi e dove il ceto medio ticinese, che guadagna di redditi come quelli che ricevono in amministrazione, nelle banche o come con funzione di quadro medio nelle varie industrie e nei vari servizi. È chiaro, questo Ticino se si continua ad andare dove va l'UDC dovrà pagarsi di tasca sua tutta una serie di servizi che oggi sono a prezzi molto accessibili e sono anche di qualità. Noi vogliamo un Ticino di questo tipo, non vogliamo un Ticino elitario che pensa solo a mantenere basse le imposte e a fare felici i ricchi. D'altronde voteremo anche il 9 giugno su una riforma fiscale iniqua che va a beneficiare solo i ricchi", aggiunge il segretario VPOD.
Baratti, rubate al ceto medio per dare ai ricchi?
"Assolutamente no", risponde il presidente dei Giovani UDC. "È strano che adesso la sinistra comincia a utilizzare la retorica del ceto medio quando nell'ultimo secolo non si è praticamente mai interessata a questa fascia di popolazione in quanto con le sue politiche va a impoverire il ceto medio e non ad arricchirlo. Noi adesso stiamo cercando di mantenere contenuto l'aumento della spesa pubblica per fare in modo che i ticinesi, il ceto medio, quello che lavora tutti i giorni dalle 8 di mattina e ha tante spese, riesca ad utilizzare liberamente in modo consapevole i propri soldi senza che ci sia qualcuno che gli imponga dove, come e quando utilizzare i propri risparmi".
"E questo lo possiamo fare solo mantenendo una spesa contenuta - aggiunge Baratti - che non sono dei tagli del 40%, anzi si tratta di dire adesso la spesa non deve più crescere, quindi mantenere un livello stabile. E lo si può fare con una serie di misure che sono state proposte dal gruppo UDC in Gran Consiglio negli ultimi anni, come per esempio non andare a sostituire tutto il personale partente oppure andando a migliorare i processi di digitalizzazione all'interno dell'amministrazione. Le soluzioni ci sono, bisogna prenderne atto e trovare la volontà politica di applicarle per non fare pesare tutto questo sulle spalle dei giovani e del ceto medio", conclude Baratti.