
"Ragazzi e bambini, nonne e nonni, come anche i genitori, andate in un bel bosco, godetevi la giornata per portare a casa delle castagne per poi mangiarle". Così Marco Bassi, direttore di TIOR, invita la popolazione a raccogliere il frutto che più rappresenta il nostro Cantone. Le estati calde e secche favorite dal cambiamento climatico mettono sotto pressione un albero di per sé delicato. Non è il caso di quest’anno, come ci ci conferma il presidente dell’Associazione castanicoltori della Svizzera italiani Giorgio Moretti: "Sorprendentemente, quest'anno la vegetazione è stata estremamente positiva. Quello che si riscontra normalmente è che il castagno è una piante che soffre il clima degli ultimi anni, soprattutto le estati secche".
Come funziona la filiera
La raccolta delle castagne può essere un passatempo della popolazione. Quella centralizzata è a carico di Tior che mette a disposizione 4 punti di raccolta: "Tutti i giorni a partire dal 24 settembre dal lunedì al venerdì organizziamo una raccolta da noi alla centrale di Cadenazzo, alla centrale di Stabio, poi a Vezia e anche Biasca", ci dice Bassi. "Un nostro dipendente le raccoglie, le pesa e paga direttamente che le porta".
Il cinipide non fa più paura
Prima della vendita la castagna deve passare l’ostacolo della novena. Una pratica che permette di capire quali frutti sono marci oppure vuoti. Altri rischi a cui va incontro il castagno dipendono dalla varietà. Il cinipide però è un lontano ricordo. A confermarcelo l’ingegnere forestale e ricercatore presso l’Istituto federale per la foresta, la neve e il paesaggio Marco Conedera: "Due varietà differenti possono soffrire l'umidità estiva in maniera diversa: una può subire un fungo, l'altra invece no". E aggiunge: "Per fortuna è rientrata l'epidemia del cinipide, in quanto l'antagonista riesce a mantenere le popolazioni del parassita talmente basso che non fa più danni".
Il valore culturale
Non solo importante dal punto di vista economico, ma anche sociale: "In dialetto, quando da noi si parla del castagno, viene chiamato 'l'Albur'. È qualcosa, dunque, che va al di là delle altre specie", ci racconta Giorgio Moretti. Per 2'000 anni la castagna e il suo albero hanno permesso ai nostri antenati di sopravvivere. Per trasmettere questo valore, Moretti ci spiega che sono state organizzate delle proposte didattiche per coinvolgere le nuove generazione: "Abbiamo elaborato un dossier che è a disposizione delle classi. Per cui, i docenti che vogliono andare sul nostro sito possono scaricarlo. Lo può poi utilizzare nelle sue attività per tutto l'anno e avere delle informazioni di base da trasmettere agli allievi", conclude Moretti.