Processo
Delitto di Aurigeno, chiesta la detenzione a vita nei confronti dell'autore
©Chiara Zocchetti
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Robert Krcmar
7 ore fa
Stando al procuratore pubblico Roberto Ruggeri l’autore del delitto ha agito con “lucidità e freddezza”. Chiesti anche 10 anni per l'uomo che ha fornito l'arma e 7 anni per chi ha fatto da intermediario.

La pubblica accusa ha chiesto la detenzione a vita per l’autore del delitto di Aurigeno. “È autore di assassinio. Si è mostrato senza scrupoli, agendo a sangue freddo e privo di sentimenti sociali, nonché in maniera particolarmente perversa, sia per il movente, che lo scopo, che le modalità”. Lo ha dichiarato il procuratore pubblico Roberto Ruggeri parlando dell'imputato principale. 

Una tragedia che ha segnato la vita di tre adolescenti

“Ha messo in atto una tragedia che ha segnato in modo irreparabile la vita di tre adolescenti, che avevano già perso la madre a causa di un altro crimine violento. Ora sono orfani del tutto”, ha detto il pp, ricordando che “chiunque in Ticino si è fermato, quell’11 maggio, chiedendosi 'cosa ne sarà' dei tre ragazzi". E “non lo ha fermato nemmeno” - ha continuato - “il pensiero di tutelare le proprie figlie, che già vivevano in un contesto delicato. Accecato dall’odio viscerale nei confronti della poi vittima, ha invece deciso di - come detto da lui stesso - ascoltare i demoni che aveva in testa, realizzando atti di inaudita violenza in un istituto scolastico”. 

Contatti con un gruppo specialistico della polizia

Dopo gli eventi delle molotov, l’imputato ha poi avuto contatti con un gruppo specialistico della polizia. E su quegli incontri il pp ha citato il perito, il quale ha dichiarato che “il periziando ha sapientemente orchestrato il suo pseudo-coinvolgimento in terapia in modo da simulare un’evoluzione personale positiva, mentre nel profondo meditava solo vendetta”. 

Una spirale di violenza

Con il tempo la spirale di violenza è aumentata, stando agli inquirenti, e l’imputato ha iniziato a vedere la futura vittima come la causa di ogni suo male. “Persino scelte autonome della figlia, di non trascorrere un weekend con il padre, ma con le amiche, porta l’imputato a scrivere alla vittima “la devi pagare. Oggi è il tuo ultimo giorno”" - ha proseguito il pp, spiegando che a scoperchiare il vaso di Pandora è stata un’indagine dell’assicurazione malattia da cui prendeva l’invalidità, avviata dai funzionari dopo aver visto sui social che era in vacanza, ma che l’imputato pensava fosse stata soffiata dalla moglie e dall’amante. 

Comportamento gelido dopo gli spari

Infine, è stato sottolineato il “comportamento gelido” dopo gli spari. “Ha chiamato subito la moglie per rinfacciarle che ora soffre lei. Inoltre, ha messo in sicurezza l’arma e ha persino cancellato delle chat”. “Altro che andato in tilt” - ha continuato Ruggeri - “ha seguito un piano razionale privo di segnali di disorganizzazione, dimostrando la sua pericolosità sociale e morale”. Per l’accusa è poi “ridicola” l’ipotesi dell’imputato che volesse sparare alle gambe, vista la precisione dei colpi sparati verso l’alto. 

Le richieste di pena per gli altri due imputati

Infine, sempre stando al pp, anche gli altri due imputati - chi gli ha venduto l’arma e chi gli ha fatto da intermediario - sapevano per cosa l’avrebbe usata. In totale la pubblica accusa ha chiesto 10 anni di carcere per l’uomo che ha fornito l’arma del delitto, e 7 anni di detenzione per la donna che ha fatto da intermediario. “La loro colpa è grave", ha detto Ruggeri. "Hanno prestato un contributo essenziale, con piena consapevolezza del contesto".