
La richiesta dei liberali radicali giungerà nei prossimi giorni: un'iniziativa cantonale indirizzata all'assemblea federale con la richiesta di abrogare l’accordo sull’imposizione dei frontalieri per tutelare gli interessi del Ticino nelle trattative in corso con l’Italia. Questa la ricetta del PLR presentata nella conferenza stampa di oggi. Questa misura - si legge nella nota firmata dal presidente Rocco Cattaneo, dal capogruppo Christian Vitta e dal consigliere nazionale Fulvio Pelli - permetterà di ristabilire una maggiore equità dell’imposizione e di rivedere le quote di ristorno delle imposte alla fonte che annualmente comporta per il Ticino un ristorno di 60 milioni di franchi. Non da ultimo, citiamo, si vogliono eliminare le distorsioni sul mercato del lavoro ticinese che generano un effetto di diminuzione generalizzata dei salari.
Il PLR ritiene che l’accordo in questione (entrato in vigore nel 1974), contenuto nella convenzione per evitare la doppia imposizione, sia ormai ampiamente superato dai tempi e non si giustifichi più. Le conseguenze sulla fiscalità nei confronti dei lavoratori frontalieri residenti nella fascia di confine, generano una palese disparità di trattamento sia tra lavoratori ticinesi e lavoratori frontalieri che tra gli stessi lavoratori italiani.
Tenuto conto, hanno spiegato oggi i liberali radicali - del fatto che dal 1974 a oggi sono mutate in maniera radicale le condizioni quadro, in particolare con l’introduzione della libera circolazione delle persone, e considerate le attuali trattative in corso per rivedere la convenzione contro la doppia imposizione tra Svizzera e Italia - il 30 gennaio risulta in programma un incontro con il Ministro italiano dell’Economia Saccomanni - la tempestività dell’azione risulta essenziale.
È evidente che lavorare in Svizzera e abitare in Italia presenta - come detto - dei vantaggi fiscali notevolissimi, che si cumulano con l’importante attrazione che l’economia svizzera e ticinese hanno sui residenti italiani di frontiera in un momento di grande crisi e di pressione sui salari. Tutto questo genera effetti perversi sul mercato di lavoro delle zone svizzere di frontiera, influenzando al ribasso il livello dei salari a danno dei lavoratori residenti.
La Confederazione sembra non aver alcun interesse a chiedere l’abrogazione dell’accordo poiché questa richiesta potrebbe complicare le trattative. Inoltre, l’Italia otterrà comunque per altra via lo scambio di informazioni su richiesta e spontanea poiché il Consiglio federale ha aderito all’accordo multilaterale di Strasburgo che consentirà anche all’Italia l’accesso a tali informazioni. La nostra interpretazione è stata confermata dalla risposta del 9 dicembre 2013 del Consiglio federale alla domanda del Consigliere nazionale Marco Romano.
Il Gruppo PLR chiede alle Camere federali di intervenire sul Consiglio federale per denunciare unilateralmente l’accordo sui frontalieri e la convenzione di doppia imposizione di cui questo fa parte. In questo modo si potrà rinegoziare il tutto partendo da una base maggiormente equa e che tenga in considerazione gli interessi di tutta la Svizzera, compreso il Ticino.
Parallelamente all'iniziativa cantonale il PLRT, in vista nell'incontro concordato con il Ministro Saccomanni, sarà promotore anche di una lettera all'indirizzo della Consigliera federale Eveline Widmer Schlumpf nella quale si faranno presenti le nostre preoccupazioni sull'esito delle trattative con l'Italia, in particolare per gli aspetti che riguardano il Ticino. Il nostro partito intende allargare queste iniziative alle altre forze politiche e questo in tempi rapidi, chiamando se del caso a raccolta la popolazione con una petizione popolare.
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