
Dall'Alto Vallese, alla Vallemaggia e ora, con una mostra, in riva al Ceresio. Il popolo Walser rappresenta una delle realtà più affascinanti e singolari del panorama culturale svizzero e in Ticino ha trovato casa a 1500 metri, a Bosco Gurin, in quello che ancora oggi è il Comune più alto del Cantone e l'unico in cui si parla una lingua alto-alemanna: il Ggurijnartitsch
Diffondere la cultura Walser
Alberto Tomamichel, sindaco di Bosco Gurin da ben 30 anni, lo ha usato (unitamente all'italiano) per salutare il trasferimento a Lugano di una parte del patrimonio storico e artistico del villaggio valmaggese, che andrà a comporre una mostra frutto di un lungo lavoro preliminare: "L'idea - illustra - è nata 4 anni fa su impulso del direttore del MUSEC Francesco Paolo Campione. Io fin da subito ho capito che c'era interesse e che era un'occasione per far conoscere la nostra cultura".
I contenuti dell'esposizione
Il percorso espositivo - illustra la co-curatrice Nora Segreto - si articola in tre nuclei tematici: "Tra terra e focolare", "Forme di affetto e bellezza nella vita quotidiana", "Arte sacra e devozione popolare". Conclude la mostra una sezione speciale dedicata ad Hans Anton Tomamichel, artista e grafico nato a Bosco Gurin - suo ad esempio il folletto della Knorr - ma che contribuì anche alla creazione in cima alla Val Rovana del primo museo etnografico ticinese (il Museo Walserhaus Gurin, 1938) e, nel 1934, alla modifica del nome del paese, da Bosco Vallemaggia a Bosco Gurin, come gli abitanti hanno sempre identificato il loro villaggio.
Contrariamente a quanto inizialmente previsto, non sarà invece presente in esposizione la Madonna della Neve, scultura ottocentesca in legno che protegge il villaggio contro le ostilità della natura. Gli abitanti hanno infatti preferito che rimanesse a vegliare su di loro in questi lunghi mesi invernali.
Anche perché - citando un proverbio locale - "a Bosco Gurin l'inverno dura 6 mesi, gli altri sei mesi fa freddo".
