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"La stampa è sempre meno il cane da guardia del potere"
Redazione
un giorno fa
La classifica mondiale stilata da Reporter senza frontiere piazza la Confederazione in nona posizione. Bianchi (Syndicom): "Non possiamo dire che in Svizzera la stampa non è libera nel suo complesso, ma è una libertà che si sta erodendo".

Quando si parla di libertà di stampa, non si pensa che in Svizzera esistano problemi. Ma la trasformazione digitale, le risorse in calo, l’accentramento in grandi gruppi, sollevano in realtà diversi interrogativi in un paese storicamente molto diversificato. A dirlo, oltre ai fatti, è la classifica mondiale stilata dall’organizzazione non governativa Reporter senza frontiere, che piazza la Confederazione al nono posto, come l’anno scorso. Certo, si tratta pur sempre della nona posizione su 180 e la situazione è definita “piuttosto buona”, ma proprio i grandi piani di riduzione dei costi in corso, nel privato come nel pubblico, portano incertezza, soprattutto nelle regioni più periferiche.

Sostenere i media nella transizione digitale

Ecco perché, dice l’ONG, una nuova politica è più che mai necessaria. I media vanno sostenuti nella transizione digitale così come nella ricerca di un modello d’affari sostenibile a lungo termine. Un altro pericolo, deplora RSF, è la mancanza di una regolamentazione giuridica delle piattaforme e dei loro sistemi algoritmici, nonostante l’enorme potere delle grandi aziende tecnologiche nel plasmare il dibattito pubblico, in Svizzera come altrove.

Sguardo sul mondo

A livello mondiale, aggiunge l’ONG, la pressione economica sui media si sta intensificando in quasi tutti i paesi e minaccia la sopravvivenza di molte redazioni indipendenti. In 42 Stati, che rappresentano più della metà della popolazione mondiale, la situazione della libertà di stampa è giudicata “molto grave”. Il gruppo in cima alla classifica - i paesi in cui la situazione è giudicata “buona” - si sta riducendo sempre più: dagli 8 del 2023 si è passati a 7. La Norvegia è in testa alla lista per il nono anno consecutivo, davanti a Estonia, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Danimarca e Irlanda. L’Eritrea è ultima, preceduta da Corea del Nord, Cina e Siria.

Bianchi: "Una libertà che si sta erodendo"

“Bisogna purtroppo constatare che ogni anno che passa ha sempre più senso difendere la libertà di stampa, perché i segnali che arrivano sono via via peggiori”, rileva ai microfoni di Ticinonews Rocco Bianchi, presidente sezione media del sindacato Syndicom. "Non possiamo dire che in Svizzera, e in generale nel mondo occidentale, la stampa non è libera nel suo complesso, ma chiaramente è una libertà che si sta sempre più erodendo”.

"È sempre meno il cane da guardia del potere"

La stampa, prosegue Bianchi, “è sempre meno ciò che dovrebbe essere, ovvero il cane da guardia del potere”. Questa “è una costante che purtroppo va avanti da anni e si inserisce in un movimento generale in cui i vari poteri su cui il nostro liberale Stato è stato costruito si parlano meno e si fanno un po’ la guerra fra loro”. Recentemente “lo abbiamo visto anche in Ticino, con il presidente del Consiglio della stampa: i colleghi che hanno scoperchiato il ‘malandazzo’ presente nei nostri tribunali sono stati ha qualificati come ‘certa stampa’. Evidentemente non una qualifica positiva ma negativa. Una cosa, dal mio punto di vista, indegna e inconcepibile”, termina Bianchi.

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