Ticino
La siccità preoccupa gli agricoltori
Thomas Schürch
3 anni fa
La mancanza di precipitazioni rischia di provocare carenza di prodotti alimentari e foraggio per gli animali. Genini (Uct): “Ci potrebbero essere dei problemi”

Prima la pandemia, poi la guerra e adesso la siccità. Non è un momento semplice quello con il quale sono confrontati agricoltori e allevatori. Questi giorni sono infatti caratterizzati da alte temperature, che si aggiungono alle piogge assenti ormai da 4 mesi. “Se dovesse continuare così, la situazione diventerà veramente grave e mancherà il foraggio per gli animali”, annota Sem Genini, direttore dell’Unione contadini ticinesi (Uct). “Nei prati e negli alpeggi ci sono già delle parti un po’ giallognole, e questo è dovuto alla mancanza d’acqua. Ci potrebbero essere dei problemi per la produzione di derrate alimentari, soprattutto per chi non ha a disposizione le infrastrutture per irrigare”. Mentre per chi le possiede “i costi di produzione sarebbero comunque più alti”.

Le riserve
Bisogna tuttavia aggiungere – specifica Genini - che “a livello svizzero abbiamo delle riserve aperte dal Consiglio federale. Ci sono più di 100 aziende agricole che fanno delle riserve di prodotti, per l’alimentazione, ma anche appunto per il foraggio. Stiamo un po’ lavorando con questo, vedremo come andrà in futuro”. Per quanto concerne la lungimiranza “a livello svizzero si è fatto molto, cercando di avere delle scorte, e questo ci sta comunque dando dei vantaggi, anche, ad esempio, per i fertilizzanti”.

La situazione sul mercato internazionale
Se le risorse locali non sono sufficienti, si può ricorrere alle importazioni. Anche questa possibilità, però, rischia di non essere sempre praticabile. “Non importiamo direttamente il foraggio dall’Ucraina o dalla Russia, o comunque solo in minima parte”, precisa Genini. “Però, quando è necessario, ci rivolgiamo ai Paesi Ue. Bisognerà vedere come sarà la situazione: se questi Stati avranno abbastanza foraggio per loro, e continueranno a esportarlo, oppure no”. E se lo venderanno “bisognerà anche vedere a quale prezzo”. Insomma, tra periodo post pandemia, guerra e siccità “la situazione non è proprio rosea”, conclude Genini.

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