Ticino
La scabbia è vicina al Ticino
Redazione
10 anni fa
Ma il medico cantonale Giorgio Merlani rassicura: "Tutt'al più potrebbe essere qualcosa di fastidioso, ma è più grave la varicella"

Da Monza a Varazze (proprio ieri sera), si susseguono i casi di scabbia a poca distanza dal Ticino. Si tratta di casi registrati presso immigrati in cerca di asilo. Dobbiamo preoccuparci?

Il medico cantonale, Giorgio Merlani, ci spiega il fenomeno cercando di sbarazzarci di miti e credenze "populiste". La scabbia, spiega Merlani, è causata “dalle condizioni nelle quali devono intraprendere il viaggio i rifugiati. Condizioni allucinanti dove le persone si trovano a stretto contatto le une con le altre.” Tuttavia, se il rischio di contrarre il parassita è elevato tra i migranti resi vulnerabili anche dalla debolezza, la mancanza di igiene e di cibo, per la popolazione non dovrebbe esservi alcun pericolo. Merlani, infatti, sostiene che anche se le persone contaminate dovessero passare dal Ticino dirette verso il Nord Europa, non vi sarebbe alcun pericolo di contagio.

Il medico cantonale prosegue spiegando che “questo potrebbe diventare un problema nei centri dove sono stipati gli asilanti. Ma anche in questo caso, si tratta soprattutto di una malattia fastidiosa che non ha conseguenze gravi. È molto più grave una varicella. La scabbia non ha decorsi mortali.” In ogni caso, all’interno dei vari centri ci sono accurati controlli, aggiunge Merlani, “volti a riconoscere e trattare qualsiasi malattia anche grazie all’intervento dell’Ufficio sostegno sociale e inserimento (USSI).”

L’ultimo caso registrato nel nostro cantone risale al 2010, quando ad un residente del centro dei senzatetto di Lumino era stata diagnosticata la malattia parassitaria. Questi "non sono fenomeni isolati" afferma Merlani, soprattutto nel caso di convivenze di questo tipo e i recenti avvenimenti lo dimostrano. Con l’aumento dei flussi migratori situazioni simili probabilmente, aggiungiamo noi, si verificheranno sempre più spesso anche sul Vecchio Continente.

Come descritto in un documento disponibile sul sito dell'Ufficio del medico cantonale, il parassita della scabbia è invisibile a occhio nudo. Vive specificamente nell’epidermide umana, e si trasmette generalmente per contatto cutaneo diretto tra individuo e individuo, anche se in caso di un’importante componente crostosa, essa può contagiare anche con l’intermediazione di vestiti, asciugamani, materiale da letto come lenzuola/coperte.

La durata d’incubazione va dai 10 giorni alle 6 settimane in caso di primo-infestazione e la sua trasmissione non è prevenibile attraverso delle semplici misure igieniche. Delle striature fini, grigiastre, di qualche millimetro (“galleria scabbiosa”), che sono il tragitto percorso dalla femmina per raggiungere il luogo di deposizione delle uova, compaiono sul corpo della persona infetta. A questo stadio la femmina ha già depositate delle uova dalle quali nascono le larve il cui sviluppo avviene in circa 15 giorni.

Secondo quanto detto dal medico cantonale, “l’infestazione determina prurito, più intenso la notte. Si sviluppano delle lesioni che possono evolvere in papule, noduli, ulcere, croste, con un sottostante arrossamento. Generalmente c’è una distribuzione simmetrica, tra le dita, nella zona dei polsi, fra i glutei, e nelle zone genitali, raramente al viso, al cuoio capelluto e al dorso."

Merlani sottolinea che la malattia non si diffonde al semplice contatto, ma bisogna che delle persone abitino sotto lo stesso tetto e abbiano frequenti scambi diretti e/o indiretti, oppure nei casi di ritrovi collettivi come scuole, caserme, istituti per disabili, prigioni, case anziani, ecc. Siccome non esiste un’immunità protettiva, sono possibili delle reinfestazioni, ma questo secondo Merlani, non dovrebbe allarmarci: “Non è il caso: il rischio di contrarre il parassita è minimo e se capitasse, non c’è da preoccuparsi.”

SF

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