
Dal lungolago al Lido, dal Parco Ciani al Ponte Diga di Melide. La città (e la regione) di Lugano in queste settimane sono diventate il set di una nuova serie TV: "La linea della palma". Si tratta di una coproduzione RSI, Hugofilm Features e ARTE che include sei puntate filmate nel nostro Cantone, ma anche in Sicilia. La trama del thriller, ispirata a fatti realmente accaduti, include il furto di un’opera d’arte e l’indagine di una giornalista che va a scoprire risvolti legati alla criminalità organizzata. "È un thriller del mondo dell'arte, ma anche un dramma familiare" ci ha detto il regista, Fulvio Bernasconi, in occasione di una nostra visita al set. Gli abbiamo quindi chiesto vantaggi e sfide di lavorare a Lugano: "Per me è una novità: nonostante sia nato qui ho girato poco in Ticino. Credo che il vantaggio sia che conosco bene i luoghi, la città e i comportamenti delle persone... almeno credo" (ride, ndr.). E le sfide? "Non credo ci siano sfide particolari, se non che naturalmente siamo un po' lontano dai centri. Ad esempio a Roma o Parigi si è vicini a tutta l'industria...però in Svizzera di fatto siamo sempre un po' in provincia".
Da Don Matteo alle sponde del Ceresio
La protagonista della vicenda, la giornalista Anna, sarà interpretata dall’attrice italiana nota ad esempio per il suo ruolo in Don Matteo o Supersex Gaia Messerklinger. "Interpreto un personaggio molto complesso, che nel corso della storia attraversa numerose esperienze, anche molto forti. Per me è un occasione bellissima per raccontare una storia complessa e stratificata", ha detto ai nostri microfoni. Inoltre, ha aggiunto che si sta trovando molto bene a lavorare a Lugano. "Benissimo, perché è una citta che ti permette di vivere il set con molta tranquillità. È comoda e raccolta e ci sono spazi, ambienti e panorami meravigliosi".
La fede degli attori e un potenziale non sfruttato
Sul set abbiamo incontrato anche l'attrice ticinese Jasmin Mattei, che sente un feeling particolare. "È molto bello, ci ho pensato oggi venendo qua che è la prima volta che giro a Lugano, dove abito, nonostante io abbia potuto lavorare su diversi progetti locali... è un feeling particolare". Allargando l'orizzonte, le abbiamo chiesto - pensando anche alle prossime generazioni - di cosa ci sia bisogno per fare l'attore in Ticino. "È un mestiere che ti porta in un paesaggio difficile, dove a volte sali su qualche collina, su qualche vetta, ma poi c'è la discesa o la caduta e devi risalire. Non so dire per il cinema perché sono arrivata tardi al cinema, ma è sempre stato un mestiere in cui devi essere perseverante, dove più che fiducia devi avere fede".
Eppure, in questa e in altre occasioni il Cantone ha mostrato di avere un certo potenziale cinematografico. "È così", concorda anche Fulvio Bernasconi, "però per sfruttarlo servirebbe che il Cantone investa di più. Le sovvenzioni all'audiovisivo sono molto più basse rispetto ad altri Cantoni, se posso fare quindi un po' il politico inviterei Gran Consiglio e Consiglio di Stato ad investire un po' di più anche perché - e questa serie lo dimostra - sono investimenti che generano poi un ritorno più grande dell'investimento iniziale".