L'intervista
"La guerra tra Trump e Musk serve ad accelerare il declino della leadership Usa"
© Ticinonews
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Redazione
un giorno fa
Con il giornalista e scrittore statunitense Alan Friedman abbiamo parlato del secondo mandato dell'amministrazione Trump, della linea politica adottata dal presidente statunitense e da quello che ci dobbiamo aspettare nei prossimi anni.

"Esiste una strategia dietro alla guerra commerciale avviata dal tycoon?" E ancora: "Come si arriva a fine mandato?" Sono due delle domande che abbiamo girato al giornalista e scrittore statunitense Alan Friedman, a cui abbiamo chiesto un commento di questi primi mesi del secondo mandato dell'amministrazione Trump, parlando dei rapporti con il 'first buddy' Elon Musk, ma anche della guerra in Ucraina e dei rapporti tra il tycoon e il presidente russo Vladimir Putin.

Esiste una strategia dietro alla guerra commerciale avviata dal tycoon?

“Non c’è una strategia dietro la politica economica di Donald Trump, perché tutti quelli che hanno studiato un po’ di economia sanno che dazi e protezionismo sono un gioco a somma zero. Tutti perdono e nessuno vince. Ho parlato con David French, vicepresidente dell’American National Retail Foundation, l’associazione di categoria che rappresenta tutti i grandi distributori in America e gli ho chiesto: ‘David, tu che rappresenti un fatturato complessivo in America di un quinto del PIL nazionale, ovvero 5’000 miliardi di dollari (questa Federation), tu che frequenti la Casa Bianca e conosci tutti, mi puoi spiegare la strategia di Trump?’ E lui ha detto: ‘che dipende come si sente quando va a letto, a che ora si sveglia per fare i tweet, i suoi umori personali, quanto è rancoroso. Non c’è nessuna strategia e questo è il nostro problema’”.

L’amicizia tra Donald Trump e Elon Musk è al punto di rottura. Quanto ci deve preoccupare questo conflitto tra due uomini così potenti?

“Trump e Musk sono due narcisisti, egocentrici. Era prevedibile che prima o poi si lasciassero. Ma nessuno avrebbe immaginato la volgarità, lo squallore, la pesantezza di questa guerra fra loro. Alla fine sospetto che si rimetteranno insieme, perché ognuno ama i soldi. I soldi sono l’elemento che motiva Trump e motiva Musk. Ma in termini geopolitici, la battaglia tra i due ha semplicemente indebolito, ancora una volta, la reputazione di Washington e quindi, come ho scritto nel mio libro ‘La fine dell’impero americano, guida al nuovo disordine mondiale’, questa guerra fra Trump e Musk e questi atti di volgarità della Casa Bianca, servono semplicemente ad accelerare il declino della leadership americana, che non è più leader del mondo libero”.

In campagna elettorale Trump aveva promesso di far finire la guerra in Ucraina in 24 ore. Ha fallito. Era solamente uno slogan?

“Sì, Trump ha fatto campagna dicendo un sacco di cose che non sono vere. Il tycoon ammira Vladimir Putin, non vede l’ora di togliere le sanzioni e fare business con i russi, forse perché, come ha detto alcuni anni fa il figlio, Eric Trump, per diversi anni il 95% della vendita di appartamenti della ‘Trump Tower’ era a oligarchi russi. Non sappiamo e forse non sapremo mai perché Trump è succube di Putin. È chiaro che odia Zelensky, se ne frega dell’Ucraina, ama Putin, e  quindi è un presidente americano che non tutela la democrazia o i valori tradizionali dell’Alleanza della NATO e questo per noi è un problema. Il problema maggiore non è per l’America, che può lavarsi le mani dell’Ucraina, è per l’Europa. Io sono molto preoccupato non per l’America, per l’Ucraina certamente, ma preoccupato per l’Europa, perché se non si rende conto che questa Europa è l’ultimo baluardo della democrazia liberale, allora Putin vincerà”.

Sono passati poco più 140 giorni da quando Trump è presidente e sembrano passati due anni per tutto ciò che è capitato. Come si arriva a fine mandato?

“Per i prossimi tre anni e mezzo dobbiamo abituarci a svegliarci ogni mattina in Europa dicendo ‘cosa ha fatto ora Trump, cosa ha detto ora Trump?”, perché lui non ama le politiche strategiche, economiche o geopolitiche, ma ama essere sulle prime pagine di tutti i giornali, ama quando il mondo parla di lui, quindi abbiamo un uomo impulsivo, imprevedibile, narcisista, incompetente e pregiudicato che fa il presidente degli Stati Uniti. Sarà molto faticoso per tutti noi, soprattutto per noi giornalisti, ma anche per i governi d’Europa, vivere questa esperienza in cui ogni mattina ci sveglieremo dicendo ‘oh my God’”.