Ticino
La guerra con gli occhi dei bambini
Immagine Shutterstock
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Lara Sargenti
3 anni fa
La psicologa Elena Scaffidi spiega come il conflitto possa essere raccontato ai più piccoli: “Piuttosto che fornire spiegazioni, dovremmo prima di tutto ascoltare e osservare i bambini”

Le immagini della guerra in Ucraina occupano le prime pagine dei giornali, dei portali e delle televisioni, entrando giocoforza in contatto anche con i più piccoli. Il ruolo dei genitori e della famiglia è qui fondamentale. Ma come si spiega la guerra a un bambino? C’è un modo giusto per farlo o a cosa bisogna fare attenzione? E come far vivere serenamente i più piccoli all’alba di un periodo che si preannuncia complicato? Ticinonews ne ha parlato con la psicologa Elena Scaffidi.

Ascoltare e osservare i bambini
Per la psicologa la situazione attuale è simile a quella vissuta dai genitori durante la pandemia, quando i bambini ponevano domande esplicite su un tema complesso e i genitori non sapevano cosa dire. “Quando si affrontano temi difficili è importante dare un senso a quello che succede: alla morte del nonno, alla malattia dell’amico, alla separazione dei genitori”, spiega Scaffidi. “Quando si parla di guerra è particolarmente difficile perché di senso non ce n’è. Allora ci si chiede se si debba parlare di guerra: prima di parlare, dovremmo prima di tutto ascoltare i bambini e osservarli. Questo tema è in effetti qualcosa che fa parte dei loro pensieri o è ancora lontano? È forse più facile porre delle domande, che danno la possibilità di avviare una conversazione e di dare la possibilità al bambino di aprirsi. Piuttosto che fornire improbabili spiegazioni, è più interessante ascoltare quali idee si è fatto il bambino sulla guerra e se ne ha sentito parlare”. Secondo la psicologa questo permette di capire cosa il bambino ha compreso e ciò che c’è bisogno di essere meglio focalizzato.

Cosa e come raccontare
Ma è giusto parlare della realtà del conflitto, con tutti i paletti del caso, oppure minimizzare i fatti per tranquillizzare i bambini? In questo caso vengono in soccorso anche fiabe e favole, prosegue Scaffidi. “Le storie sono l’opportunità per i bambini di esprimere le loro emozioni. Come succede nella fiaba di Biancaneve: la regina cattiva, già bellissima, vuole essere la più bella del reame. Per esserlo ne fa di tutti i colori, creando tanto dolore e confusione attorno a sé. Questo succede anche nella vita reale. Ma è importante spiegare che ci sono anche persone che stanno cercando di trovare delle soluzioni: la guerra non è altro che un conflitto non risolto. E i conflitti succedono anche in famiglia. Quello che dobbiamo insegnare ai bimbi è che la diversità non ci deve far paura, ma è una risorsa. Se riusciamo a trovare il modo di dialogare e accettare l’altro, il conflitto non diventa guerra”.

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