Ticino
La giudice: 'Prima la coca, poi gli spinelli'
Redazione
15 anni fa
Agnese Balestra-Bianchi tratteggia il profilo psicologico di Antonio Barbieri. E il consumo di droga, importante nel passato

Antonio Barbieri ascolta l'atto di accusa. Occhi bassi e sguardo assorto. Non traspare nulla dal suo volto. Ascolta e basta. Oggi alle Assise criminali di Locarno in Lugano si sta svolgendo il processo “del killer di Losone”. L'atto di accusa è lungo. La vicenda risale al 19 agosto 2008, in Via Locarno a Losone. Quella sera Antonio Barbieri freddò con un colpo d'arma da fuoco all’addome il 30enne turco Ersan Ozkan, ferendo gravemente il fratello Ajhan di 35 anni. Poi la fuga e il nascondiglio a Sementina. Durò poco, due giorni. Venne preso nel capannone dell'amico Spataro. Chi è Antonio Barbieri La giudice Agnese Balestra-Bianchi spiega chi è Antonio Barbieri, chiedendo precisazioni all'imputato. Barbieri ha 46 anni, ha frequentato le elementari e le medie nella provincia di Varese. È l'ottavo di nove figli. A 15 anni gioca a calcio e faceva kick boxing. “Cos'è?”, chiede la giudice a Barbieri. “Una via di mezzo tra pugilato e kung fu”, risponde. Si arruolò nell'esercito nel reparto scorte armate. Trascorre anche sette mesi in Libano per l'esercito italiano. "Durante l'esercito ha imparato ad usare le armi", ribadisce Agnese Balestra-Bianchi.“Poi ho conseguito dei diplomi per essere indipendente nel settore tessile” osserva Barbieri. Aprirà un ricamificio e lavorerà per qualche anno nel Varesotto. A metà anni Novanta conosce Tiziana, con la quale avvia una relazione. Il 18 luglio '91 hanno una bimba. Nel '93 si sposano. Nel '97 si separano. A metà luglio 1998 è stato preso in flagrante durante un furto di un'abitazione. “Questo è il primo inciampo della giustizia”, sottolinea la giudice. Ora molla il lavoro. “Frequenta persone e farà una vita che lo porterà a commettere crimini. In questo periodo va a ramengo tutto”, osserva ancora la giudice. Nel 1999 Barbieri ha un incidente, e non è il primo, a Santa Maria Maggiore, con esito giudiziario. Spiega Barbieri: “Ho fatto un frontale. Era inverno ed ero alla guida del furgone del mio padrone”. “Avete litigato, lei e il suo padrone”, incalza la giudice. “Una sera l'ho visto e l'ho riempito di botte”. Due le rapine dove sconterà diversi periodi di prigione. Nel 2006 uscirà di prigione grazie all'indulto. Poi avrà un altro grosso incidente automobilistico a Villa d'Ossola nel settembre del 2006. Trascorrerà quattro mesi in ospedale, passando un periodo anche in coma farmacologico. Nell'estate 2008 compra una pistola, quella dell'omicidio. "Mi piacciono le armi", ammette Barbieri. "Non è un novellino. Conosce bene le armi", ribadisce la giudice. La pistola di Barbieri“C'è anche lo stemmino del canton Zurigo!”, osserva la giudice con in mano la pistola usata da Barbieri per freddare Ersan Ozkan. E spiega: “La polizia di Zurigo ha cambiato le pistole nella primavera 2008, quelle vecchie sono state vendute all'asta”. Ma la pistola acquistata da Barbieri ha il numero abraso. “Senza numero le pistole vanno nella malavita precisa -. I collezionisti non rovinano in questo modo le pistole”. Nel luglio 2008 Barbieri compra la pistola a Canzo. Da Zurigo, la pistola è quindi finita in Italia. Non ci va solo. È con un amico, che coltiva marijuana. L'imputato compra una pistola con due caricatori. “Diciotto colpi”, osserva Barbieri. Perché Barbieri compra la pistola? “Volevo andare al Monte Verità sopra Losone a sparare ai cinghiali”, così risponde Barberi. “Lei l'ha comprata perché le piaceva, perché la pistola la faceva sentire forte, e non per sparare ai cinghiali!”, dice invece la giudice. “La pistola è stata acquistata per difendersi o offendere qualcuno?”, chiede l'avvocato difensore Ignazio Maria Clemente. “No”, risponde Barbieri, che aggiunge:“Avere una pistola mi dà un senso di superiorità”. Perché a Locarno ha avuto bisogno di affermare il suo senso di superiorità?, chiede la giudice, che guarda l'imputato. “Perché forse non mi sentivo più forte come prima”.

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