
Lo scorso 2 luglio, il Parlamento francese ha adottato all’unanimità una proposta di legge per vietare la violenza educativa ordinaria, intesa come quella violenza fatta di sculaccioni, schiaffi, orecchie e capelli tirati, strattoni, ma anche umiliazioni, insulti e derisioni.
La Francia si appresta così a proibire le punizioni corporali nei confronti dei bambini, uscendo dall’ormai ristretto gruppo dei paesi in Europa – tra cui la Svizzera e l’Italia - che ancora non le hanno vietate: si tratta infatti del 56° stato ad introdurre un divieto di legge nel codice civile, in un paese dove si stima che l’85% dei genitori ricorre o ha usato delle violenze “educative” sui loro figli.
Il principio portante della legge è che non si educa con la paura. Si dice così addio ad una prerogativa genitoriale che definiremmo ottocentesca: il diritto alla correzione.
E in Svizzera?
La Fondazione della Svizzera Italiana per l’Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell’Infanzia (ASPI) ribadisce "l’inefficacia e degli effetti dannosi dell’uso di punizioni corporali nell’educazione dei figli" e il suo impegno in vavore dell’inserimento "di un articolo di legge che le vieti".
"Di recente il dibattito si è riaperto sui media e sui social della Svizzera Italiana, a seguito della vicenda delle sberle che ha visto protagonisti degli adolescenti e una signora al Parco Ciani - si legge in un comunicato di ASPI - Una vicenda che ha ben mostrato, quanto il tema ancora divida. C’è chi sostiene un ritorno al “passato” e alle “maniere forti”, affermando che “uno schiaffo non ha mai fatto male a nessuno” e che anzi i giovani d’oggi andrebbero nuovamente educati a ceffoni e punizioni. Dall’altra parte, per fortuna, vi sono sempre più genitori attenti e informati che si impegnano a cambiare i loro modelli educativi, a favore di un’educazione rispettosa, empatica e basata sulla relazione con il bambino, cogliendone i frutti nella vita di tutti i giorni. Psicologi e pedagogisti concordano – sulla base di comprovati studi scientifici - che gli esercizi di potere non solo non funzionano, ma anzi possono produrre conseguenze negative e deleterie sullo sviluppo del bambino, diminuendo la sua autostima e aumentandone il comportamento antisociale".
In Svizzera, nel corso degli anni, "sono stati presentate diverse mozioni per includere nel codice civile il divieto delle punizioni corporali e di ogni altra forma di trattamento degradante nei confronti dei bambini, ma queste sono state respinte o non prese in considerazione, sebbene il Comitato dell’ONU sui Diritti del Bambino ha più volte chiesto che gli stati emanino una legge in tal senso".
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata