Ticino
La formazione continua della Supsi cambia veste
Immagine Zocchetti
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Thomas Schürch
3 anni fa
Il Dipartimento ha deciso di operare alcune modifiche per adeguarsi ai bisogni odierni. Il responsabile Ivan Ureta Vaquero: “L’obiettivo è quello di riposizionare la persona al centro di tutte le decisioni che avvengono nel mondo aziendale”

Dopo un anno di riflessione, il Dipartimento Economia Aziendale, Sanità e Sociale della Supsi ha deciso di cambiare veste all’offerta della formazione continua, per andare così maggiormente incontro alle esigenze del mondo aziendale, ma anche per essere più fruibile verso chi deve conciliare l’attività lavorativa con un percorso di formazione. “Cambia veste nel senso che noi ci siamo accorti che la formazione continua al giorno d’oggi, per adeguarsi alle sfide che ci sono anche nel mondo del lavoro, deve essere molto snella, flessibile, ma anche creativa”, racconta ai microfoni di Ticinonews Ivan Ureta Vaquero, responsabile della formazione continua. “Quello che stiamo cercando di fare è sviluppare un’offerta che vada appunto nella direzione delle esigenze che le aziende e le organizzazioni oggi hanno sempre più”.

Un cambiamento dettato anche la pandemia
Bisogni che hanno dunque dettato un cambiamento di paradigma non solo per quello che concerne l’offerta formativa, ma anche per l’identità stessa della Supsi, che vuole inserirsi in maniera più pregnante sul territorio e proporre un approccio diverso, attraverso il quale rimettere al centro della formazione l’essere umano. “L’obiettivo è quello di riposizionare la persona al centro di tutte le decisioni che avvengono nel mondo aziendale organizzativo”, precisa Ureta Vaquero. “Noi abbiamo quindi il compito di far sì che le ditte ripensino i paradigmi che finora hanno guidato il nostro operato”. Una necessità di svolta che la pandemia e le relative crisi hanno mostrato con evidenza, rendendo ancora più urgente che l’approccio al mondo del lavoro e a quello formativo cambiasse. “È ovvio che dobbiamo in un certo senso reagire: fino ad ora ci siamo mossi basandoci su delle ipotesi che ora non funzionano più. Bisogna ripensarle, rivalutarle, e magari offrire anche degli approcci più creativi, e che abbiano come obiettivo fondamentale la creazione del bene comune”.

Come agire
Ora la sfida sarà quella di riuscire a portare questo cambiamento di mentalità e di approccio nel mondo formativo e del lavoro. “Ci siamo resi conto che il paradigma formativo che è stato erogato negli ultimi decenni era molto incentrato sul conoscere e sul fare. Però abbiamo anche perso il senso del perché facciamo delle cose, di quale sia la nostra missione nella società nella quale viviamo. Pensiamo che da questo punto di vista il riscoprire la nostra identità, come persone che contribuiscono al bene comune, sia assolutamente necessario”, conclude Ureta Vaquero.

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