
Anche in Ticino scatta la febbre da pastiglie di iodio. Un preparato di solito poco conosciuto e oggi ricercatissimo, ma quasi introvabile nelle farmacie che, nelle ultime settimane, sono subissate di chiamate. “Stiamo vedendo, da parte della gente, lo stesso comportamento di 10-11 anni fa, quando ci fu l’incidente di Fukushima”, commenta il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini. “Anche in quel caso, in Ticino e in Svizzera, c’era stata una forte richiesta di queste pastiglie”.
Possibili danni alla tiroide
Una sorta di febbre da iodio dunque, scatenata dai presunti effetti benefici di questo preparato in caso di fuoriuscita di radiazioni nucleari, ma in gran parte – come spesso accade – non giustificata. L’ingestione di queste pastiglie, infatti, non solo non è assolutamente una panacea in caso di guerra nucleare ma, se fatta fuori dalle rigide prescrizioni dell’autorità federale, rischia di portare a gravi danni collaterali. “Fare una terapia preventiva non solo è inutile, ma danneggia la tiroide, che è soggetta a sviluppare delle gravi disfunzioni che potrebbero poi risultare anche irreversibili”, prosegue Zanini. Queste compresse di iodio “sono indicate in caso di incidente in una centrale nucleare con fuoriuscita di importanti quantitativi di iodio radioattivo. Nel caso di una bomba atomica, ad esempio, non verrebbero comunque né utilizzate né distribuite, perché non servirebbero a niente”.
Il caso
Da qui, la recente circolare diramata a tutte le farmacie ticinesi: le compresse verranno distribuite gratuitamente solo alle persone che soggiornano a 50km da una centrale nucleare. E il preparato, in effetti, è praticamente introvabile. Esistono, tuttavia, delle eccezioni, come quella di una farmacia del Luganese che vende capsule da 65 mg di ioduro di potassio alla cifra di 10 franchi a pacchetto. La farmacia dichiara di averne oltre 1’200 unità, disponibili dal 14 marzo. Com’è possibile? “Il prodotto omologato in Svizzera, commercializzabile sui canali ufficiali del nostro paese, una farmacia ticinese, oggi, non riesce a comprarlo. Punto”, chiarisce Zanini. “Questo è assolutamente il primo caso e la cosa mi dà molto fastidio. Vuol dire che, probabilmente, questa farmacia ha infranto alcune disposizioni di legge: io ipotizzo che ciò che viene venduto non sia il prodotto ufficiale del mercato svizzero, quello omologato da Swissmedic, bensì un preparato trovato, magari, su qualche mercato estero”. Il prezzo ufficiale di queste pastiglie è di 5 franchi, quindi “siamo di fronte già a un raddoppio del prezzo, che spiega verosimilmente il perché di questa attività. Si tratta di qualcosa che meriterà la mia attenzione nei prossimi tempi”.
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