
“Il progetto Cultura e Salute è partito nel 2020. È un progetto innovativo presentato per la prima volta in Svizzera: Lugano è una città pioniera. Si vuole accostare il tema della cultura al tema della salute”. Con queste parole il vicesindaco e capo dicastero Cultura, sport ed eventi di Lugano Roberto Badaracco lancia il nuovo progetto della città per migliorare la salute dei cittadini attraverso l’arte e la cultura. Si parla di esclusione sociale, un fenomeno che colpisce il 10% della popolazione tra i 65 e gli 84 anni.
"La quantità di contatti correlano con il benessere"
La città di Lugano, pioniera in Svizzera in tal senso, rende ora possibile una ‘prescrizione culturale’. Ma di cosa si tratta? Ce lo spiega il direttore dell’Istituto di Medicina di Famiglia dell’USI Luca Gabutti: “L’idea è semplice. Si tratta di mettere a disposizione del cittadino delle risorse che già esistono nella comunità e che gli permettano di ricostruire una rete sociale di contatti che gli permetta di stare bene. Lo si fa perché la quantità di contatti -che sono l’inverso dell’isolamento sociale- correlano con il benessere”, ci dice Gabutti.
Il bisogno degli altri per stare bene
Spettacoli, musica, corsi di pittura. Ogni attività culturale aiuta la salute delle persone. Ora Lugano metterà in pratica una rete che parte dal medico di famiglia che oltre agli strumenti usuali metterà a disposizione degli interventi di prescrizione sociale, intevfenti coordinati da un operatore sociale detto link worker che farà da tramite. L’interazione sociale quindi al centro del discorso. Un aspetto molto utile per l’essere umano. “La mortalità ne è influenzata”, afferma Luca Gabutti, “La probabilità di sopravvivere dipende anche dalla nostra rete sociale. La probabilità di sviluppare delle malattie dipende dalla rete sociale e, per andare sul semplice, l’impatto del fumo sulla salute è simile all’impatto della rete sociale sulla salute. Abbiamo veramente bisogno degli altri per stare bene”.
Focus sugli anziani
Il progetto pilota abbraccerà prima di tutto gli over 65 anni: “Si è partiti dagli over 65 perché si è visto che le persone che normalmente vanno in pensione sono quelle più sensibili ad uno stato di isolamento e tante volte anche di depressione. In un primo momento analizzare questo tipo di persone può essere utile proprio per migliorare il loro stato di salute generale”.
Obiettivo una scala più ampia
Il progetto prende il via sin da subito con un periodo di studio di 18 mesi che analizzerà la fattibilità e i risultati. L’idea si concretizzerà grazie anche al supporto del LAC e di IBSA Foundation e dell’USI che organizzerà la quinta edizione del corso Cultura e Salute da inizio ottobre a fine novembre. Un apripista per il resto del Ticino? “Iniziamo con una fase pilota anche per una questione di costi. Dobbiamo anche capire quali sono le criticità a Lugano e dove sono gli ostacoli. Una volta che lo abbiamo capito, inquadrato cosa possiamo mettere a disposizione e quanto ci costa, possiamo anche proporlo in una scala più ampia”, conclude Luca Gabutti.