Ticino
La Clinica Moncucco aumenta i letti di cure intense
Foto CdT/Gabriele Putzu
Foto CdT/Gabriele Putzu
Redazione
4 anni fa
I letti passano da 19 a 26, che si sommano ai 32 a disposizione dell’Ospedale La Carità di Locarno. L’istituto lancia anche un appello: “Servono nuove misure”

La Clinica Luganese Moncucco ha aggiunto 7 letti di cure intense, arrivando così a 26. A comunicarlo è lo stesso istituto in una nota, nella quale spiega che la scelta è obbligata “a seguito dell’evoluzione della pandemia in Ticino”. Questi posti si sommano ai 32 presenti all’Ospedale La Carità di Locarno. Questo porta “il totale dei posti letto di cure intense disponibili per i pazienti COVID del Cantone a 58; un numero estremamente elevato se si considerata che questi si affiancano ai posti letto di terapia intensiva attivi nel Cantone per i pazienti NON COVID”, si legge ancora. A rendere possibile il potenziamento del reparto di terapia intensiva, viene spiegato, è il supporto “delle altre cliniche private del Cantone, che la Clinica Luganese Moncucco ringrazia di cuore a nome anche dei pazienti che potranno beneficiare di questo potenziamento”.

Minore propensione ai test

“Malgrado la stabilizzazione dei casi diagnosticati, nella scorsa settimana si è constatato un nuovo importante incremento delle ospedalizzazioni”, spiega la direzione della Clinica. “Tra i sanitari che si occupano dell’emergenza sanitaria c’è la consapevolezza che durante le recenti festività c’è stata nella popolazione una minore propensione a farsi testare, come dimostrano i dati dei tamponi eseguiti, il tasso di positività e l’aumento dell’età media dei casi diagnosticati. Questo fatto potrebbe a breve tradursi in un ulteriore aumento delle necessità di cura, che per quanto riguarda le terapie intensive già oggi tende a superare le capacità messe in campo dalle strutture sanitarie del Cantone”.

“Servono nuove misure”

Il comunicato della Clinica Luganese Moncucco contiene infine un appello: “La pesante situazione in cui si trovano le strutture COVID del Cantone impone ai sanitari attivi ormai da quasi tre mesi a fronteggiare le conseguenze di questa seconda ondata dell’epidemia, che ricordiamo in Ticino ha preso avvio lo scorso 5 ottobre, a richiedere nuove misure per il contenimento della diffusione del virus. Il continuo potenziamento del dispositivo ospedaliero non potrà infatti proseguire ancora per molto e si rivela comunque essere di limitata efficacia: purtroppo l’evoluzione della malattia in chi la sviluppa in forme gravi può essere contrastata solo parzialmente, come dimostra l’elevato numero di decessi che si contano giornalmente”.

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