
Alla Chiesa di Arzo, ogni 6 gennaio, i Re Magi terminano la loro cavalcata che si snoda per le vie del nucleo; attraversano la navata e arrivano al presepe vivente per l’adorazione del Bambin Gesù. È la tradizionale Cavalcata di Arzo, una processione che si svolge da ben 44 anni. Ma ormai trovare una sessantina di attori che si faccia avanti è sempre più difficile. Matteo Ferrari, membro del gruppo che organizza l’evento arzese, afferma: “dobbiamo impegnarci tantissimo a motivare soprattutto i più giovani”. Anche se “alla fine riusciamo sempre perché in paese ci conosciamo tutti. Nelle ultime ore si riesce a fare il miracolo”, prosegue Ferrari. Tuttavia, “sarebbe carino se la gente spontaneamente si annunciasse”.
Contadini, angioletti e animali tra i partecipanti
Il pubblico, però, non manca alla cavalcata che viene accompagnata da figuranti storici, bambini vestiti da angioletti con tanto di cometa e contadini. Senza contare gli animali, come capre e pecore. Ma allora cosa fa calare l’interesse a partecipare? La risposta ce la fornisce ancora Matteo Ferrarsi secondo il quale scoraggia il fatto di doversi mettere un vestito e recitare una parte seria. Inoltre, si fa sentire il paragone con le Processioni Storiche: “è vero che la Cavalcata non è così importante a livello scenico, ma è un momento da ricordare anche in proiezione del Giovedì Santo di Mendrisio”.
Una manifestazione che lega il paese
Il calo di interesse accomuna gli organizzatori della Cavalcata dei Re Magi con altre associazioni attive sul territorio cantonale. È forse il senso di comunità che sta venendo meno? “Tante persone, come il sottoscritto, sono venute ad abitare ad Arzo 7 o 8 anni fa. O non lo sanno o non si sentono parte di questo evento”. Ad avviso di Ferrari, questa manifestazione è uno dei fattori che lega il paese. Una quarantina di anni fa, ci spiega, “un gruppo di persone, detto il gruppo del ’49 che vive ancora qui, si è dato da fare per portare avanti la tradizione. Già questo è un importante ringraziamento storico”.
