L'intervista
La BNS non alza i tassi, Beretta: "È giusto dare tregua all'economia"
Redazione
2 anni fa
In merito alla decisione della Banca Nazionale Svizzera (BNS) di momentaneamente non alzare il tasso guida, Ticinonews ha interpellato Edoardo Beretta, professore titolare alla Facoltà di scienze economiche dell'USI di Lugano per cercare di capire come sta andando questa corsa al freno dell'inflazione.

La Banca Nazionale Svizzera (BNS) si prende una pausa dal rialzo del tasso guida: come comunicato oggi, l'istituto bancario, dopo essere intervenuto per ben cinque volte nell'arco di un anno, osserverà attentamente l’evoluzione dell’inflazione nei prossimi mesi, mantenendolo per ora invariato all'1,75%. Ma concretamente questo cosa significa? E cosa comporta per il consumatore? Ticinonews ne ha parlato con Edoardo Beretta, professore titolare alla Facoltà di scienze economiche dell'USI di Lugano.

Perché "tirare il fiato" sui tassi è una buona strategia in Svizzera?

"Perché le prospettive d'inflazione in questo momento in Svizzera sono migliori rispetto a quelle dei mesi precedenti. C'è il rischio che l'inflazione possa tornare leggermente a salire per via dei canoni d'affitto e dei prezzi energetici nei prossimi mesi, ma per ora è giusto dare tregua anche all'economia".

La strategia di aumentare i tassi sta funzionando davvero?

"Sì e no, a dipendenza anche del luogo. Chiaramente l'Eurozona ha una difficoltà maggiore a contrastare l'inflazione perché è più dipendente dalle forniture energetiche esterne. Nel caso svizzero ci sono strumenti più efficaci di politica monetaria, anche se non è da dimenticare che la situazione attuale è ancora una conseguenza della pandemia. Quindi i tassi d'interesse sono meno efficaci rispetto a una normale crisi economico-finanziaria".

Ci sarebbero strategie alternative più efficaci?

"Da un punto di vista monetario no. Le banche centrali hanno l'obbligo di mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine, e così stanno cercando di fare".

Fino a che livello è tollerabile alzare ancora i tassi d'interesse?

"I margini al rialzo ci sono. Naturalmente bisognerà operare con grande cautela in questo sforzo di bilanciare da un lato la stabilità dei prezzi e dall'altro evitare che il settore reale freni".

Raggiunti gli obiettivi, sarebbe auspicabile abbassare i tassi?

"Credo che questa sarà la strategia non appena la situazione da un punto di vista inflazionistico si sarà stabilizzata".

Chi sta vincendo e perdendo fra i consumatori finali?

"Gli svantaggi colpiscono maggiormente il settore reale e le economie domestiche che hanno necessità di rifinanziarsi tramite prestiti e linee di credito. Invece dovrebbero trarre vantaggio i risparmiatori, ma anche qui attenzione: le banche commerciali non sempre traspongono questi rialzi dei tassi d'interesse, perlomeno senza delle condizioni o particolari vincoli sui depositi".

Che ne sarà dell'inflazione nei prossimi mesi?

"Io penso che avremo senz'altro una stabilità dei prezzi a livelli più elevati rispetto a quelli a cui eravamo abituati. Credo però che il trend sia quello che abbiamo visto prima della pandemia: in futuro i rialzi e il livello dei prezzi dei beni di consumo tenderanno a diminuire, l'inflazione tenderà a spostarsi nuovamente sugli asset. Ovvero sui beni mobiliari, sui titoli finanziari, e così via".

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