Ticino
“L’accordo sui frontalieri può essere disdetto”
Redazione
4 anni fa
È la conclusione a cui è giunta l’Università di Lucerna, secondo una disdetta unilaterale dell’accordo firmato nel 1974 non avrebbe conseguenze

È giunto sul tavolo del Consiglio di Stato il parere legale dell’Università di Lucerna riguardo alla possibilità di disdire unilateralmente l’accordo sui frontalieri firmato nel 1974. Secondo l’analisi dell’ateneo, condotta dalla professoressa Dr.iur. Andrea Opel, l’accordo è da considerarsi quale “contratto indipendente esistente a complemento della Convenzione per evitare la doppia imposizione (CDI-CH/I)”, ovvero l’accordo parafato nel 2015, ma mai entrato in vigore. Entrambi i contratti cioè “coesistono”.

“L’accordo sui frontalieri” si continua a leggere, “non contiene alcuna disposizione riguardante la sua rescissione. Tuttavia, può essere disdetto unilateralmente anche senza tale disposizione, in quanto si tratta di un contratto che, per la sua natura giuridica, ha una possibilità di rescissione intrinseca. La disdetta unilaterale dell’accordo sui frontalieri comporterebbe che l’accordo verrebbe risolto ex nunc (da ora in poi, ndr)”. In linea di principio quindi una disdetta dell’accordo sui frontalieri “non intaccherebbe” quello del 2015. “Visto che l’art. 15 par. 4 CDI-CH/I dichiara esplicitamente che gli artt. 1-5 dell’accordo sui frontalieri sono “parte integrante” della convenzione, si deve partire dal presupposto che questi articoli, per quanto concerne l’applicazione della CDI-CH/I, continuino ad esplicare i loro effetti. Ne consegue che una disdetta dell’accordo sui frontalieri non avrebbe conseguenze” conclude lo studio.

Resta ancora da esaminare se sia possibile una disdetta parziale della Convenzione per quanto riguarda gli articoli da 1 a 5 dell’accordo sui frontalieri, che sono richiamati dall’art 15 della convenzione, precisa l’ateneo. “Prerequisito per questo è che queste disposizioni non costituiscano una condizione fondamentale per l’accettazione della Convenzione da parte dell’Italia. È chiaro, tuttavia, che le disposizioni che concernono i lavoratori transfrontalieri hanno costituito una condizione sine qua non per l’Italia per continuare a negoziare l’accordo. Tuttavia, ciò potrebbe essere controbilanciato – da un punto di vista un po’ formalista – dal fatto che l’Italia non voleva che i due accordi fossero collegati; ancorare l’accordo sui frontalieri alla convenzione non era quindi indispensabile per l’Italia. Se si seguisse questa argomentazione, si potrebbe prendere in considerazione una disdetta parziale, invocando il principio del rebus sic stantibus”.

Il Governo cantonale ha ora trasmesso copia dello studio al Consiglio federale, chiedendo un incontro allo scopo di ricevere un aggiornamento sullo stato delle negoziazioni con le autorità italiane per la firma del nuovo accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, così come per discutere di altre possibili opzioni praticabili.

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