Ticino
“Introdurre una soglia minima per i ricorsi delle organizzazioni ambientaliste”
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
un giorno fa
Lo chiede una mozione interpartitica. Secondo gli autori "l’esperienza quotidiana dimostra come l’uso sistematico e indiscriminato di questo diritto possa produrre effetti sproporzionati".

“Elaborare una modifica legislativa che introduca una soglia minima di rilevanza o un criterio dimensionale al di sotto del quale le organizzazioni ambientaliste riconosciute a livello cantonale non possano esercitare il diritto di ricorso”. È la richiesta formulata in una mozione interpartitica (primo firmatario il liberale radicale Alessandro Speziali) inoltrata al Consiglio di Stato. La modifica, si legge, dovrà in particolare definire “criteri oggettivi” al di sotto dei quali un progetto non possa essere impugnato tramite ricorso associativo, garantire la compatibilità di tali criteri con l’art. 12 della LPN e con gli obblighi internazionali. Infine, “ispirarsi alle buone pratiche già adottate in altri cantoni, restando nei limiti imposti dal diritto e dalla giurisprudenza del Tribunale federale”.

"Effetti sproporzionati"

Il diritto di ricorso delle associazioni ambientaliste è uno strumento fondamentale per la tutela del territorio e dell’ambiente, scrivono i mozionanti. Tuttavia, “l’esperienza quotidiana dimostra come l’uso sistematico e indiscriminato di questo diritto possa produrre effetti sproporzionati: ritardi ingiustificati, blocchi a opere utili, ostacoli ad attività economiche legittime e costi elevati in termini di tempo e risorse”. Nel nostro cantone “questa dinamica è ben nota”. Associazioni come la STAN “intervengono regolarmente, anche su progetti già sottoposti a un lungo iter di verifiche e approvazioni”. Per molte aziende e privati “avviare un’iniziativa significa affrontare un percorso a ostacoli, tra norme, vincoli e infine... l’ennesimo ricorso”.

"Il sistema è già rigoroso"

Gli autori della mozione precisano che non si tratta di negare un diritto garantito, “bensì di renderne l’esercizio più proporzionato e mirato, riservandolo ai casi che presentano effettivamente un impatto ambientale significativo”. In questo modo "si salvaguarda l’ambiente senza compromettere lo sviluppo sostenibile e la certezza del diritto. Una richiesta ragionevole, considerando che i progetti sono già sottoposti a un’ampia serie di controlli: dall’Ufficio delle domande di costruzione, all’Ufficio della natura e del paesaggio, ai beni culturali, alla pianificazione locale, al rumore, alla qualità dell’aria e del suolo, ai rifiuti e ai siti inquinati, fino alla protezione delle acque". Un sistema "già molto rigoroso".

I tag di questo articolo