
L'intelligenza artificiale è un capitolo che riguarda da vicino sia noi che la nostra scuola. Un tema al centro dell'attenzione, soprattutto in vista degli esami. Ticinonews ne ha quindi parlato con Daniele Parenti per fare il punto della situazione nelle scuole ticinesi.
L'intervista
A che punto siete con la strategia cantonale sull'uso dell'IA nelle
scuole?
"C'è un gruppo di lavoro dipartimentale che da più di un anno
sta lavorando su questo tema. Evidentemente gli ambiti sono parecchi e stiamo
cercando di definire delle strategie per quanto riguarda delle raccomandazione
o linee guida. Siamo molto concentrati sullo sviluppo delle competenze sia per
i docenti che per gli allievi, per la condivisione di buone pratiche perché ce
ne sono diverse ed evidentemente per la messa a disposizione anche di strumenti
che possono educare all'uso consapevole degli strumenti, perché per noi rimane questo
l'aspetto centrale".
La vostra strategia non è quella di chiudere fuori dalla
porta l'IA?
"È chiaro, la scuola è sempre confrontata con dinamiche che
avvengono fuori e io credo che la scuola debba lavorare sull'educazione di
questi eventi e noi siamo concentrati su questa missione".
È molto diffusa già oggi l'uso dell'IA nelle nostre scuola? Se sì in quali ordini scolastici?
"Se pensiamo all'uso che se ne fa a livello privato anche in funzione
dell'attività scolastica secondo me è estremamente diffusa".
Per fare i compiti insomma?
"Certamente, secondo me i nostri ragazzi la usano soprattutto nel post
obbligo. Anche per questo noi, come scuola, dobbiamo
fronteggiare questo fenomeno lavorando su tutti gli ambiti, facendo riflettere
sulle implicazioni sociali, etiche, ambientali e legate alla sicurezza e la
protezione dei dati. Quindi diciamo è un'urgenza lavorare su questi aspetti".
Ci sono degli strumenti per smascherare chi usa l'IA?
"Questa è una buona domanda. Nelle scuole ci sono
delle piattaforme didattiche che offriamo per ogni sede e nelle scuole del post-obbligo
- professionali e licei - abbiamo installato dei software anti-plagio che i
docenti possono utilizzare che in qualche modo possono dare indicazioni se
l'elaborato degli allievi deriva anche dall'IA. Quindi questi strumenti sono a
disposizione ma non sono sicuri al 100% perché avanzano ma anche l'IA. Oltre
tutto l'abilità degli studenti avanza perché parlavano con una docente che mi
spiegava che i ragazzi si sono fatti furbi e chiedono all'IA stessa di riprodurre
testi con qualche errore per non far sembrare che sia stato generato dall'IA.
Ci sono gli stratagemmi?
"Certamente, agli strumenti classici possiamo chiedere di
sviluppare una ricerca su Dante ma con una approccio di allievo da quarta media
e lo sa fare benissimo. Quindi da questo punto di vista è chiaro che c'è
un'evoluzione sul digitale e quindi lì bisogna cambiare l'approccio pedagogico didattico.
Lei ha parlato soprattutto di liceo e post-obbligo, ma anche
i livelli principali della scuola – quelli obbligatori - sono toccati?
"Lo sono tutti, io credo prevalentemente il post obbligo in
termini di impatto, poi anche l'ultima parte della scuola media è toccata e
anche lì stiamo proponendo delle formazioni. Ancora una volta, sia per i
docenti che gli allievi".
Ci sono delle materie in cui l'impatto è più evidente?
"Io credo che le materia siano tutte toccate, poi bisogna capire se
toccate nel senso che l'allievo si fa aiutare o è il docente che integra o
meno. È chiaro che una materia molto toccata è l'italiano. Perché l'IA aiuta parecchio
nella sintesi, nella correzione dei testi, però per fare una ricerca in tutte
le materie chiedono questo aspetto, quindi direi che è piuttosto
interdisciplinare".
Quindi è quasi impossibile valutare se uno studente ha fatto
da sé è se si è fatto aiutare dall'IA?
"Secondo me non è impossibile. Cambiando l'approccio io credo
che una delle indicazioni che viene data in tutte le raccomandazioni - ne
stanno uscendo diverse anche a livello europee e federale – è fare in modo che
l'allievo sappia argomentare come si deve il proprio lavoro".
Anche l'interrogazione orale potrebbe essere un metodo?
"Ovviamente, io chiedo di difendere e argomentare quello che
mi stai presentando, se me lo sai difendere
lo hai integrato il risultato è
raggiunto".
Lei come valuta la diffusione di questo tipo di tecnologia nelle
scuole?
"Io da questo punto di vista ho un approccio assolutamente
laico. C'è e non do giudizi di valore. La scuola deve farsi carico dal punto di
vista formativo ed educativo di questi strumenti, altrimenti non diamo questi
strumenti per far fronte. È chiaro che dobbiamo educare alle opportunità e i
rischi di questi strumenti ed è urgente farlo".
Lei professionalmente usa l'IA?
"Sì, come tutti. Non ne possiamo fare a meno. È come fare
outing".