
"Ad oggi, come è stata presentata, questa iniziativa non è sostenibile”. Sono toni decisi quelli utilizzati dall'economista e granconsigliera Amalia Mirante (Avanti con Ticino&lavoro) nel commentare a Ticinonews la proposta socialista che mira a limitare i premi di cassa malati a un massimo del 10% del reddito disponibile per ogni cittadino. "Guardando i documenti presentati siamo di fronte a una tempesta perfetta: da una parte vi è una sottostima dei costi, dall’altra una sovrastima delle entrate", puntualizza Mirante.
I dubbi
Ma quali sono le criticità riscontrate da Mirante? Anzitutto, "gli iniziativisti sostengono che il 20-30% della popolazione non chiederà questo aiuto, ma lo Stato deve assolutamente garantire la copertura nel caso in cui tutti richiedessero il sostegno", afferma la deputata di Avanti con Ticino&Lavoro. Ad oggi questa proposta "costa 300 milioni per il primo anno e qui arriva il secondo inghippo: i promotori avrebbero probabilmente dovuto fare una simulazione dinamica, non fermarsi solo al primo anno". Già a partire dal secondo "ci sarà infatti un aumento dei premi e questo vorrà dire dover aumentare nuovamente le imposte”.
"Una fotografia parziale della realtà"
Secondo Mirante, ci si dimentica inoltre di dire che i Comuni "hanno già annunciato che se dovessero passare questi due iniziative (quella socialista e quella della Lega, ndr), sarebbero costretti ad alzare il moltiplicatore. Di questo nei calcoli non vi è traccia, come non vi è traccia di quello che sarà l’aumento dell’imposta sulla sostanza". In definitiva "possiamo dire che la fotografia fatta è un po’ parziale della realtà".
Le conseguenze
Per concludere, un "sì" alle urne "si tradurrebbe nella necessità di trovare questi 300 milioni, da sommare nell’arco di 3-4 anni a un altro mezzo miliardo di costi, che ricadranno sul Cantone non per sua volontà. Parleremmo dunque di manovre, lacrime e sangue”, termina Mirante.