Ticino
Indagine antimafia, una società è a Lugano
immagine CdT/Demaldi
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Ginevra Benzi
3 anni fa
La Procura di Milano ha sequestrato i certificati di otto aziende gestite da un imprenditore 59enne, una di queste ha sede a Lugano. Fra le accuse c’è il sospetto che abbia legami con la ‘ndrangheta

Lugano rientra nei luoghi interessati dall’inchiesta antimafia che ha portato l’attenzione degli inquirenti su un imprenditore 59enne attivo in Lombardia, già sospettato in precedenza dai magistrati di Reggio Calabria di essere vicino alla ‘ndrangheta, poi però assolto in primo grado.

Le accuse attuali
Stando al Corriere del Ticino, l’attenzione degli inquirenti nei confronti dell’uomo, è dovuta a un’indagine che ha portato al sequestro delle quote azionarie di otto società informatiche, capitalizzate per circa 6 milioni di euro e in grado di generare una cifra d’affari di circa 15 milioni all’anno.

Attivo sia in Italia che in Ticino
L’indagato era attivo principalmente nel comasco, ma le società (lo rende noto Ansa) avevano sede a Milano, Roma e in Ticino. Subito attiva la Direzione investigativa antimafia di Milano che ha ordinato i sequestri, il tutto su disposizione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta della Procura.

Lugano fra le varie sedi
Ebbene sì, stando a un controllo effettuato dal CdT attraverso il Registro di Commercio l’uomo sembra essere socio e gerente di una società Sagl di Lugano, attiva soprattutto nella compravendita, l’import-export, la produzione, la distribuzione, il noleggio, la rappresentanza e il marketing di prodotti elettronici, meccanici ed alimentari.

Rogatorie e conferme
Il Ministero pubblico della Confederazione ha reso noto al Corriere del Ticino che le autorità italiane hanno in effetti inoltrato alla Svizzera una domanda di assistenza giudiziaria internazionale, al momento posta in esecuzione proprio dagli inquirenti federali. Non è ancora chiaro se in Svizzera, attraverso la rogatoria, siano emersi ulteriori elementi.

L’inchiesta “Alchemia”
Come accennato in precedenza, in passato l’imprenditore era stato accusato di aver a che fare con la cosca Raso-Gullace-Albanese, un clan attivo anche in Nord Italia, con ramificazioni nel Bresciano, in Toscana e in Liguria. L’inchiesta, chiamata “Alchemia” voleva chiarire la presenza della ‘ndrangheta in Liguria.

Secondo i magistrati antimafia, l’imprenditore era incaricato di «favorire le attività imprenditoriali del sodalizio criminale» ed era «a completa disposizione degli interessi della cosca». Accuse però venute a cadere nel luglio del 2020, quando durante il processo tenutosi a Palmi (Reggio Calabria) venne assolto in primo grado assieme ad altri 21 imputati.

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