La protesta
In piazza contro i tagli, i sindacati: "Non vogliamo che il Ticino diventi un Far West"
© Ticinonews
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Redazione
un anno fa
Il prossimo 16 ottobre i sindacati scenderanno in piazza a Bellinzona contro le misure proposte dal preventivo 2025. Oggi Ocst, Vpod, Unia ed ErreDiPi hanno presentato le ragioni della manifestazione e per il futuro non hanno escluso uno sciopero.

"Già con il preventivo 2024 erano stati annunciati tagli anche per il 2025, che sono puntualmente arrivati. Come prevedevamo, ciò che si prospetta è lo smantellamento del servizio pubblico provocato da una gestione priva di prospettiva. Il Ticino diventa un far west dove lo Stato è completamente assente". È quanto si legge sul volantino con cui i sindacati Ocst, Vpod, Unia ed ErreDiPì lanciano la manifestazione che si terrà il prossimo 16 ottobre a Bellinzona. "Il danno al servizio pubblico è grave e profondo. Non vogliamo che il Ticino diventi un Far West, epoca nella quale i più forti prevaricavano sui deboli per raggiungere i loro interessi. Difendiamo il servizio pubblico del nostro Cantone facendo sentire la nostra voce!", scrivono. 

Le rivendicazioni

I sindacati rivendicano sei punti principali: che non si risparmi sugli enti sociosanitari e socioeducativi tagliando i finanziamenti, peggiorando le condizioni di lavoro, prelevando le riserve e bloccando i progetti di sviluppo e le iniziative di settore; che i partenti dall'amministrazione cantonale vengano sostituiti se necessario; che non si risparmi sulla scuola tagliando la pedagogia speciale, le ore di classe e le ore di istituto; che non si risparmi sui docenti tagliando la formazione continua e il riconoscimento dell’incarico dopo lunghe supplenze; che non si risparmi sulla popolazione tagliando i sussidi RIPAM e peggiorando la qualità dei servizi scolastici, socioeducativi e socioassistenziali; il riconoscimento integrale del rincaro in tutti i settori del servizio pubblico, sociosanitario e socioassistenziale.

"Alcuni preferirebbero il contributo di solidarietà"

Sulla decisione del Cantone di non riconoscere integralmente il carovita ai dipendenti pubblici, Enrico Quaresmini (ErrediPì) dichiara a Ticinonews come questo "in realtà rappresenti una perdita del potere d'acquisto del 2%, perché in due anni i salari degli impiegati pubblici decresceranno di questa percentuale. Un segnale negativo per tutti perché settore pubblico e privato vanno insieme, quindi se il primo perde terreno, il secondo seguirà in una misura ancora più grande". Per questo "bisogna lottare". La decisione di non riconoscere l’intero carovita, sommata a quella dello scorso anno di non riconoscerlo affatto, nell’arco di una carriera, denunciano i sindacati, si trasforma in quasi 90mila franchi persi. Allora, non sarebbe meglio un contributo di solidarietà? "Una parte del personale pubblico auspica che venga riconosciuto questo aumento dei costi, altri sono favorevoli a un contributo di solidarietà", aggiunge Davina Fitas (OCST). "Bisogna però ancora capire cosa deciderà il Gran Consiglio, quali saranno le proposte e come verranno valutate dagli associati".

"Dobbiamo chiederci che Stato vogliamo"

 Il preventivo, però, non è l’unica tegola a pendere sulla testa dei dipendenti pubblici. A preoccupare è anche l’iniziativa popolare lanciata dal centrodestra che mira ad un taglio del 10% dei dipendenti cantonali. "Dobbiamo interrogarci su quale Stato vogliamo, quali mezzi dare allo Stato perché possa continuare a svolgere il suo compito", aggiunge Giangiorgio Gargantini (Unia). "In un periodo come quello che stiamo vivendo è ancora più importante avere uno Stato forte e presente che possa collaborare con l’economia privata, che possa collaborare con l’economia del Cantone, ma che lo faccia senza ricevere lezioni e senza dover agire secondo la volontà delle associazioni padronali del settore privato”.

Verso uno sciopero?

Il primo passo per contestare il Preventivo 2025 sarà, come scritto, la manifestazioni del 16 ottobre. Ma uno sciopero può rappresentare uno scenario futuro? "Per il momento lo si può pensare, ma non ne abbiamo ancora discusso", conclude Giulia Petralli (Vpod).