Imposte
Imposta di circolazione, partiti divisi "ma la priorità è ridurla"
©Gabriele Putzu
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Redazione
3 anni fa
L’imposta di circolazione divide i partiti ticinesi. Se a Il Centro il nuovo calcolo non va giù e ha promesso battaglia in Gran consiglio, PS, Verdi e PLR dal canto loro non si dicono stupiti.

Il nuovo calcolo dell’imposta di circolazione presentato ieri dal Governo non piace a Il Centro, che ha già promesso battaglia in Gran consiglio. Ma c’è chi difende la proposta governativa, o meglio, non si aspettava nulla di diverso. E chi, pur di portare a casa una riduzione dell’imposta di circolazione, sarà disposto a sostenerla turandosi il naso, perché per fare in modo che le cose cambino già da gennaio il tempo stringe e una maggioranza va trovata da subito. “Evitiamo oltre il danno anche la beffa”, commenta Daniele Caverzasio della Lega, partito che sosteneva l’iniziativa del Centro. “Se mai”, aggiunge, “correggeremo il tiro l’anno prossimo”.

Due differenti sistemi per rilevare le emissioni di CO2

Ma qual è il problema? L’iniziativa “Gli automobilisti non sono bancomat” chiede un’imposta che consideri solo le emissioni di CO2. Un principio che pone un problema tecnico poiché esistono due differenti sistemi per rilevarle. Uno più vecchio e che rileva emissioni inferiori rispetto alla realtà, e uno più moderno e conforme. Dunque, per non penalizzare i veicoli con questo secondo sistema il Governo propone due formule differenziate

120.- di tassa base + (emissioni – 95 g/km)1.4 per i primi
120.- di tassa base + (emissioni – 118 g/km) 1.4 per i secondi

Riduzione del gettito complessivo

In questo modo il gettito complessivo si riduce però di 7,7 milioni di franchi rispetto a quanto riportato sul libretto informativo prima del voto, dove ne venivano indicati 91,5 milioni per il 2024. Di qui l’aggiunta di un coefficiente di moltiplicazione pari a 1,127 per tutti i veicoli, compresi quelli sottoposti a moratoria. Così facendo si recuperano i 7,7 milioni,  facendo però infuriare il Centro e non solo. “Se ci sono rischi di disparità di trattamento li si corregge verso il basso, non verso l’alto”, commenta Paolo Pamini dell’UDC, sostenitore dell’iniziativa. Anche per lui, però, la priorità è ridurre le imposte da subito. Il tutto, ha spiegato ieri il consigliere di Stato Norman Gobbi, avverrà comunque con il nuovo calcolo.

Un esempio concreto

Oggi una Tesla Model Y elettrica del 2021 paga 418 franchi, nel 2023 ne pagherà 135,25. Una Skoda Karoq Diesel del 2020 passerà da 682 a 541,15. Un’Audi RS3 del 2022 da 1'340 a 896,60. Meno, ma sempre troppo per Il Centro e la destra a cui quei 7,7 milioni aggiuntivi non vanno proprio giù.

PS, Verdi e PLR non sono stupiti

Coloro che al contrario non si dicono per nulla stupiti sono socialisti e verdi, contrari all’iniziativa. “Il Governo aveva avvisato: una correzione del calcolo differenziata andava fatta e per raggiungere le cifre votate non si poteva fare altrimenti”, commentano Durisch e Bourgoin. Sulla stessa linea il PLR, che per voce del presidente Alessandro Speziali rincara: “È la conferma che le proposte in votazione erano fragili. Se quanto proposto dal Governo ne mitiga gli effetti la nostra porta è aperta”. E aggiunge: “A conti fatti era meglio un taglio lineare per tutti”, non escludendo di giungere presto con una proposta magari per l’anno prossimo. Quando comunque bisognerà nuovamente affrontare il tema e modificare la legge.