
Il banchiere ticinese, Nicola Bravetti, direttore della filiale di Milano della Banca Arner di Lugano, è stato arrestato nel capoluogo lombardo per riciclaggio su mandato della Direzione investigativa antimafia (DIA) di Palermo. In Sicilia sono finiti in manette anche due imprenditori palermitani, padre e figlio, Francesco e Ignazio Zummo. Il sospetto è che abbiano riciclato soldi dell'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino. Da Wikipedia: la scheda di Vito Calogero CianciminoVito Calogero Ciancimino (Corleone, 10 marzo 1924 – Roma, 19 novembre 2002) è stato un criminale e politico italiano, appartenente alla Democrazia Cristiana, e facente parte di Cosa nostra. Diplomatosi ragioniere nel 1943, ricoprì, nella città di Palermo, la carica di assessore comunale ai lavori pubblici dal 1959 al 1964. In questo periodo egli non si oppose al cosiddetto "sacco di Palermo", una speculazione edilizia che vide le ville liberty della città far posto ad enormi palazzi. Eletto sindaco di Palermo per la Democrazia Cristiana nel 1970, era insieme al suo predecessore Salvo Lima il leader siciliano della corrente politica "Primavera", guidata a livello nazionale da Giulio Andreotti. Durante gli anni della speculazione edilizia palermitana, sotto il sindaco Ciancimino, venne emesso il numero record di licenze edilizie, gestite dalla mafia di Corleone ma che risultavano intestate invece a tre persone nullatenenti (cosiddetti prestanome). Nel 1984 il pentito Tommaso Buscetta lo definisce "organico" alla cosca dei corleonesi: nello stesso anno Ciancimino viene arrestato, e nel 2001 sarà condannato a tredici anni di reclusione per favoreggiamento e concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 1985 la DC lo espulse dal partito, e pochi giorni prima che morisse il comune di Palermo gli presentò una ingente richiesta di risarcimento, pari a 150 milioni di euro, per danni arrecati all'amministrazione comunali: di questi l'ex politico ne consegnò solo sette. Vito Ciancimino rappresenta la pagina più nera per l'amministrazione comunale di Palermo. I magistrati che indagarono su di lui lo definiranno "la più esplicita infiltrazione della mafia nell'amministrazione pubblica".
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