Scuola
Il Sisa: “Non si studia a pancia vuota, la cultura va nutrita”
© Ticinonews
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Redazione
un giorno fa
Il Sindacato degli Studenti e degli Apprendisti ha organizzato, al liceo di Bellinzona, un pranzo di protesta per manifestare contro i rincari nelle mescite scolastiche. Lanciata anche una petizione per chiedere alla politica di tornare sui suoi passi eliminando i tagli inseriti nel preventivo 2025.

Mezzogiorno di festa e proteste al Liceo di Bellinzona dove è andato in scena un pranzo a base di penne al pomodoro e scandito da uno slogan: “Non si studia a pancia vuota, la cultura va nutrita”. Cultura che oggi è stata nutrita con ben 30 kg di pasta a soli 2 franchi a porzione per dimostrare che si possono abbattere i costi. L’idea, ricordiamo, è stata lanciata la scorsa settimana dal Sindacato Indipendente degli Studenti e degli Apprendisti in risposta ai rincari nelle mescite scolastiche. Da gennaio infatti i prezzi sono aumentati: dai 10 centesimi dei cornetti e del caffè, ai 40 centesimi dei panini. “Abbiamo ricevuto segnalazioni da studentesse e studenti che addirittura sono costretti a saltare uno o due pasti la settimana a causa della loro precarietà economica”, ci ha spiegato il coordinatore del SISA, Ismael Camozzi.  Gli fa eco Jonas Stuppia, del comitato del liceo di Bellinzona: “Per una persona che prende un reddito fisso e che lavora sembra poco mentre per uno studente che vive di ciò che il genitore può dare o non può dare, quei centesimi fanno la differenza per prendere un buon pasto.”

La petizione

Secondo il SISA, i rincari sono una conseguenza diretta del taglio inserito nel preventivo 2025 di un fondo di 100mila franchi destinato a questo servizio ed vergognoso scaricarlo sulle paghette degli studenti che sono l’unica fascia della popolazione che non recepisce un reddito e non ha nessuna responsabilità sulla situazione economica e finanziaria del cantone. Durante il pranzo di protesta è stata lanciata una petizione all’indirizzo del Gran Consiglio e al Consiglio di Stato con tre richieste: il ripristino dei fondi tagliati, l’introduzione di un tetto massimo di 5.- per i prezzi dei menù scolastici e misure alternative, come l’istallazione di microonde  e bollitori, per garantire pasti caldi a tutti gli studenti.

La risposta del Decs

Sul tema abbiamo anche interpellato il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport, che ci ha spiegato come "il tema dei prezzi accessibili nelle mescite e nelle mense del Cantone è importante e sta a cuore al Decs. L’aumento dei prezzi è avvenuto in seguito alle misure di risparmio approvate dal Gran Consiglio con il Preventivo 2025. Gli adeguamenti, compresi tra 10 e 40 centesimi a seconda del prodotto, sono stati proporzionali ai prezzi già in vigore, rimasti invariati da circa 10 anni nonostante l’aumento dei costi delle materie prime. I prezzi delle mense, ovvero dei ristoranti scolastici, non hanno subito variazioni. Ciò detto, comprendiamo che l’adeguamento dei prezzi delle mescite possa essere un tema per allieve e allievi e per le loro famiglie. Restiamo in attesa della presentazione della petizione annunciata al Consiglio di Stato, le cui richieste saranno oggetto di attento approfondimento".