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Il revenge porn non è questione di vendetta
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Barbara Venneri
8 mesi fa
Anche nel nostro Cantone esiste la pornovendetta, un fenomeno che può causare gravi conseguenze psicologiche sulle vittime. Una giovane ticinese ci racconta quello che ha subito quando aveva appena 13 anni.

A livello mediatico, con “revenge porn” o “pornovendetta” si intendono tutte quelle pratiche che prevedono la condivisione in rete di immagini intime senza il consenso della persona ritratta. Ad esempio, un video intimo realizzato durante un rapporto sessuale viene condiviso in un gruppo Whatsapp o Telegram. Oppure, una foto sessualmente esplicita ricevuta tramite il sexting viene postata sui social network. È quello che è successo alla nostra testimone, una giovane ticinese rimasta vittima di “revenge porn” quando aveva solo 13 anni. Nel nostro approfondimento in fondo all'articolo potrete ascoltare la sua storia, accompagnata dalle valutazioni di diversi esperti che mettono in luce i numerosi punti di vista di questo tema, compreso quello dei carnefici. Questo perché, nonostante il nome attribuito a questo fenomeno, chi compie questi atti non è necessariamente motivato dalla vendetta. Silvia Semenzin, sociologa italiana, infatti ci spiega che gli autori (spesso uomini) possono essere anche motivati dalla necessità di “fare branco” tramite il corpo femminile. Perciò, ormai diversi ricercatori preferiscono riferirsi a questo fenomeno con termini più neutrali come “condivisione non consensuale di materiale intimo” o “pornografia non consensuale”.

Un fenomeno con ricadute psicologiche importanti

Le conseguenze di questo fenomeno possono essere importanti. Ce lo racconta anche la nostra testimone. Il fatto che le sue foto fossero visibili a tutti i suoi compagni di scuola l’ha portata ad abbandonare gli studi, a chiudersi in sé stessa fino anche a pensare di togliersi la vita. Anche il sessuologo medico clinico, Walter Beolchi, ci conferma che le vittime di "revenge porn" possono avere ricadute psicologiche importanti: perdita di autostima, depressione e suicidio. Il web, poi, innesca altre violenze. Spesso, chi subisce “revenge porn” viene preso di mira sui social oppure viene bombardato da telefonate continue. Una situazione che può rendere la vita di una persona insopportabile.

Il quadro giuridico

In Ticino non esistono statistiche ufficiali che quantifichino la presenza di questo fenomeno. Ciò è anche dovuto al fatto che in Svizzera, contrariamente ad altri paesi europei, un reato specifico contro il “revenge porn” ancora non è stato introdotto. Tuttavia, a livello federale, qualcosa si è mosso. Esaminando la revisione del diritto penale in materia sessuale, nel giugno 2022 il Consiglio degli Stati ha deciso di introdurre un apposito articolo di legge contro la diffusione non consensuale di contenuti sessuali. Questa norma ad hoc è stata accettata anche dal Consiglio Nazionale nel dicembre appena passato. In futuro, chiunque trasmetta a terzi contenuti sessuali non pubblici senza il consenso della persona che vi è riconoscibile, sarà punito con una pena pecuniaria. Se i contenuti vengono resi pubblici, la pena potrà arrivare fino a un anno di carcere. Per l’entrata in vigore, però, bisognerà attendere. Le Camere, infatti, divergono sull’aspetto centrale del dossier in cui è stata inserita questa norma, ossia la definizione di stupro.

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