
Affiancato nel suo regno dall'avvenente regina Elisa Brenna, Renato Dotta, da quattro anni Re del Rabadan, ne ha vissute parecchie delle precedenti 154 edizioni andate in scena fino ad oggi nella capitale.
Allora, sua Maestà, ci descriva oneri ed onori di una tale carica nel carnevale per antonomasia, quello - tanto per intenderci - che convoglia decine di migliaia di spettatori in ognuna delle sei giornate-serate del suo ricco programma. A partire da giovedì, quando alle 12.00, gli Amici del Cuore, in collaborazione con la Società Rabadan, organizzeranno il cosiddetto Carnevale del cuore presso l'Espocentro.
"Premesso che sono onorato di ricoprire questa carica da ormai quattro anni, voglio precisare che un Carnevale come il nostro, seguito con molto interesse da tutto il Cantone, ma anche da oltre Gottardo e da oltre confine. Va altresì detto che la sua preparazione inizia mesi prima con la prova dei costumi e con la visita ai comitati organizzativi degli oltre novanta carnevali presenti sul nostro territorio. A questi appuntamenti, vanno aggiunte, in prossimità dell'evento, le visite alle case anziani".
Ci parli più in particolare del rapporto del Rabadan con i rappresentanti della terza età.
"Certo, l'impatto con gli anziani, è molto arricchente e soddisfacente. Nei primi tre anni del mio regno, più di una volta mi è capitato di poter ammirare le fotografie di vecchie edizioni. Ad esempio, avevo avuto la possibilità di visionare delle immagini relative all'indimenticabile edizione del 1954, quando a regnare era Primo Beltraminelli, sotto l'egidia del presidente Renzo D'Apuzzo. Beltraminelli, che con i suoi 36 anni di interregno, costituisce il sovrano più longevo della storia del Rabadan. E per le persone di una certa età apprezzano infinitamente questi appuntamenti riempendoli di gioia suscitandone emozioni indescrivibili."
Comunque, il Rabadan accomuna le più svariate fasce d'età.
"Esattamente. Nei compiti che devo espletare con i miei sudditi e con l'intero corpo organizzativo, va ovviamente inclusa anche la parte riguardante i giovani. E a questo riguardo, voglio ricordare che da qualche anno a questa parte, il programma di preparazione del Rabadan contempla, a partire da ottobre, l'organizzazione di un corso per 3'000 allievi delle scuole elementari, impegnati nell'allestimento di un piccolo carro all'immagine di quelli già presenti al corteo con l'utilizzo di materiali specifici".
Il Rabadan implica anche un programma educazionale.
"In effetti, da ormai dieci anni, grazie alla collaborazione con la Fondazione Damiano Tamagni, allestiamo un concorso aperto agli allievi delle classi di 3. e 4. media, il cui obiettivo è quello di invitare le persone a festeggiare senza degenerare in atti di violenza. Con l'opera vincente di quest'anno, un manifesto delle dimensioni di 60x40 cm stampato in 1'000 esemplari e messo a disposizione delle Associazioni del Carnevale ticinese e del Moesano, abbiamo voluto sensibilizzare i giovani a festeggiare nell'assoluto rispetto del prossimo. Tema del concorso è "A Carnevale ogni scherzo vale... ma ogni forma di violenza è solo scemenza". Da notare che nella giuria, che ha analizzato le opere dei ragazzi, era presente anche il noto vignettista Boneff"
Un Carnevale che rappresenta una città, tutta una regione. Insomma, può essere considerato un vanto della Nuova Bellinzona?
"Senza nulla togliere agli altri, il nostro è il carnevale per antonomasia, quello che appena dopo le corrispettive manifestazioni di Basilea e Lucerna, è il più seguito in tutto il Paese. Personalmente, sono fiero di poter contribuire a perpetrare negli anni un appuntamento che ha catturato l'interesse dell'Unesco, che nel 2000, al pari di quello basilese, nel limitato patrimonio mondiale dell'umanità, così come i tre castelli e la cinta muraria della nostra città."
Per concludere, quali potrebbero essere, per lei, i lati meno piacevoli del Rabadan?
"Senza ombra di dubbio, gli innumerevoli selfies ai quali si è sottoposti sull'arco dei sei giorni della manifestazione. Vanno comunque onorati, perché la figura di Re Rabadan implica anche questo dovere. E parlando di doveri, il primo da ottemperare è quallo legato al proprio ruolo nella comunità. Ruolo che si estende su tutto l'arco dell'anno, quando vieni avvicinato dalla gente nelle vie della città come il sovrano, colui che un anno dopo, cercherà con il suo massimo impegno, di riproporre nel miglior modo possibile, questa ultra secolare tradizione".
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