
“Sono favorevole” e “sono abbastanza indifferente”. Sono le opinioni di Giorgio Fonio, vicepresidente cantonale del PPD, e di Carlo Donadini, ex granconsigliere popolar democratico, in merito al cambiamento di nome del partito che voterà quest’oggi il congresso cantonale.
Fonio: “Un nuovo abito”
“È arrivato probabilmente il momento di cambiare, di darci sostanzialmente un nuovo abito e soprattutto di ribadire quello che può essere il valore del centro”. Così motiva Fonio il cambiamento, affermando che “voterò ‘il centro’, anche perché, dato che ci andremo a uniformare, ammesso che il congresso voti il cambio del nome, a livello nazionale il partito non si chiama ‘alleanza del centro’, bensì ‘il centro’”. Quindi “voterò questa proposta”.
Donadini: “Ci vuole un segnale di coraggio”
“Capisco che a livello federale si abbia voluto laicizzare il partito togliendo la ‘c’ per ragioni storico-culturali che conosciamo”, specifica Donadini. In Ticino la laicizzazione, almeno come etichetta, “è già stata fatta una quarantina di anni fa, perché nel nostro cantone non possiamo mantenere una certa identità”. L’ex granconsigliere spiega che, per lui, “centro è il ponte, con le due contrapposizioni che lo tengono. Se le due contrapposizioni si divaricano troppo, ecco che il centro comincia a traballare un po'”. Per questo “ci vuole anche un segnale di coraggio. Ci si vuole chiamare centro? Allora facciamo una politica che possa non guardare sempre una volta a destra e una a sinistra, con il rischio di dare l’impressione di non voler scendere in campo direttamente per affrontare situazioni politiche importanti”. “Direi di avere il coraggio di andare fino in fondo e dire ‘ci chiamiamo centro’”.
Il ruolo del nome
Ma c’è una correlazione tra il nome del partito e la perdita di consensi? “Vi è un problema generale che non tocca solo il Canton Ticino, ma è a livello nazionale, europeo. Riguarda la perdita di consensi”, spiega Fonio. “Le polarizzazioni attraggono, in un certo senso, maggiormente”. Di conseguenza, il cambio del nome “non sarà sufficiente a fermare l'erosione. Dovremo avere all'interno di questo grande contenitore dei contenuti importanti, dei valori in cui credere e soprattutto un modo di fare politica che sia coerente con quelli che sono i dettami del nostro partito”, conclude il vicepresidente PPD. Dal punto di vista di Donadini non c’è una correlazione “perché la gente non si basa sull'etichetta ma sull'azione politica, sui suoi contenuti e sulla credibilità che danno i rappresentanti del partito, a livello cantonale”. In un cantone “periferico come il nostro, con tutte le problematiche che ci sono e una moltitudine di partiti piccoli che si affacciano anche a livello parlamentare, la situazione diventa più complessa ed è necessario continuare a essere molto più presenti, identificabili nelle posizioni di forte interesse politico”, termina l’ex granconsigliere.
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