
Il 5 maggio, il neoeletto presidente del Consiglio comunale di Mendrisio Lucio Lorenzon (UDC), ha dichiarato nel suo discorso di insediamento che per tutti i suoi interventi farà riferimento alla Guida al linguaggio inclusivo di genere emanata dalla Confederazione che “per attuare il pari trattamento linguistico” prevede, tra le altre cose, il maschile inclusivo. Una decisione che ha provocato la reazione di diverse consigliere comunali e delle due municipali cittadine, che in una missiva parlano di “declinazioni in un maschile - sforzato - che stridono con quanto ha fatto e fa, non senza fatica, la Città verso la parità di genere e con quanto in anni donne - e anche uomini - di tutti i partiti politici hanno portato avanti, anche nei consessi politici del Borgo”.
“Non una banale formalità, bensì un insulto”
Questo uso, si legge ancora nella lettera, “c’è da credere, sarà anche portato negli interventi pubblici, i quali saranno quindi rivolti solo a cittadini, signori, ragazzi e bambini”. Un uso “che non è una banale formalità, ma un insulto a chi di sentirsi chiamare al maschile come accadeva sempre in passato – e come in parte accade ancora oggi – non ne può più e non vuole più”.
“Un passo indietro che non può lasciarci indifferenti”
“Siamo donne fiere di quanto fanno. Di certo, pur con il miglior spirito di servizio con cui sediamo sui banchi del Legislativo e dell’Esecutivo comunale, continueremo a difendere e rivendicare con forza la declinazione al femminile”, viene scritto. Perché “non ci sentiamo certo dei signori consiglieri comunali o dei municipali, ma delle donne che lavorano al servizio della comunità e che continueranno a farlo anche per difendere con forza quanto fino a oggi ottenuto”. Quelle parole del maschile inclusivo “sono state percepite da tutte noi come un enorme e pesante passo indietro che non può lasciarci indifferenti e che non sarebbe nemmeno giusto sottacere”.