
Esprimono “grande preoccupazione” per “l’evolversi della presenza del lupo sul territorio”, i delegati dei 199 Patriziati ticinesi riuniti oggi a Lugano all’Assemblea dell’Alpa. Le continue predazioni, infatti, “non possono non allarmare”, vista l’importante presenza di animali da reddito sugli alpeggi “che sono in gran parte proprietà dei Patriziati”.
“Il Governo reagisca”
Viene quindi chiesta un’immediata reazione da parte del Consiglio di Stato, in particolare del Dipartimento del Territorio, del Dipartimento Finanze ed Economia e degli alti funzionari preposti, “per porre rimedio a questa preoccupante situazione prima che sia troppo tardi”, considerando “l’importanza del settore primario e di tutto quanto esso genera”, sia finanziariamente ma anche dal punto di vista della gestione territoriale.
Le richieste
I Patriziati chiedono quindi al Governo ticinese di allinearsi al Canton Vallese nella richiesta al Consiglio federale dell'apertura della caccia al lupo immediata e preventiva per alcuni mesi, e di affiancare ai Guardiacaccia, “in numero esiguo rispetto alle esigenze reali”, i cacciatori sperimentati, sul modello del Canton Uri e della caccia agli ungulati e ai cinghiali.
“Tutelare l’intera popolazione”
Molti Patriziati, così come tutti gli operatori del ramo, potrebbero trovarsi “in grande difficoltà qualora il tutto non fosse regolato con le necessarie misure”. L'Assemblea dell'Alpa invita di conseguenza le autorità competenti a prendere “tutti i provvedimenti necessari affinché venga ridotta la presenza del lupo sul territorio”, soprattutto in tutte quelle zone del cantone “dove non sono attuabili delle misure di protezione contro il predatore, ciò a tutela degli operatori del settore primario ma anche della popolazione tutta”.
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