
Tra mille anni il delta della Maggia potrebbe raggiungere il Gambarogno e separare in due il lago Maggiore. È quanto emerge da uno studio dell'Istituto per la ricerca sulle acque (Eawag) dei Politecnici federali pubblicato oggi.Lo scorso maggio, durante due settimane, i ricercatori dell'Eawag hanno solcato le acque della parte svizzera del Verbano a bordo dell'imbarcazione Thalassa sondandone il fondo con uno speciale sonar. Mai prima d'ora erano stati effettuati rilevamenti topografici così dettagliati dei fondali dei laghi svizzeri.Grazie a queste osservazioni i ricercatori sono in grado di ricostruire la storia dell'evoluzione del lago Maggiore. È inoltre stato possibile appurare che i fiumi Ticino e Verzasca (diversamente dalla Maggia) non formano un delta a ventaglio, bensì spingono i depositi nel Verbano in direzione ovest lungo una traiettoria quasi rettilinea.Le nuove carte subacquee hanno permesso di dimostrare con chiarezza che il delta della Maggia finirà prima o poi per separare il lago in due. Già oggi il delta ha superato il punto più profondo del Verbano e il suo limite sud si trova già sul fondale che sale verso il Gambarogno.I ricercatori, tuttavia, non dicono esattamente quanto tempo dovrà passare prima che di fronte a San Nazzaro scorrerà un fiume dove oggi si trova il lago. "Sicuramente non capiterà entro i prossimi 500 anni", afferma il geologo Flavio Anselmetti.L'attenzione degli studiosi dell'Eawag è inoltre rivolta alle piccole depressioni di forma circolare presenti nella parte settentrionale del delta del Ticino e della Verzasca. In questi "crateri" si segnala una fuoriuscita di gas."Sebbene io ritenga che il gas metano difficilmente possa essere sfruttato - spiega Anselmetti - le sorgenti di gas indicano zone in cui il pendio potrebbe diventare instabile". In caso di terremoto, il fondo del lago potrebbe infatti franare e provocare un'onda simile a uno tsunami.Le possibilità di utilizzo dei dati proveniente dalla scansione dei fondali sono per altro molteplici: ad esempio, il monitoraggio della disgregazione della ghiaia alle foci dei fiumi del Lago dei Quattro Cantoni ha suscitato l'interesse degli archeologi che sperano di trovare indizi di insediamenti primitivi risalenti a epoche in cui il livello delle acque era più basso. I militari, inoltre, sperano grazie al nuovo metodo di individuare munizioni sprofondate nel lago.Anche l'Ufficio federale di topografia (Swisstopo) è interessato: le linee di livello e le profondità dei laghi riportate sulle tradizionali cartine si basano su misurazioni con scandaglio, in parte risalenti a un secolo fa. Il nuovo rilievo presenta invece una precisione molto superiore.ATS
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