
Sul Corriere del Ticino viene affrontato il piano d'azione del Governo atto a mettere in pratica la volontà popolare delle due votazioni approvate sulle casse malati, mentre l'editoriale de LaRegione tratta un tema nazionale sulla difficoltà e la rigidità della naturalizzazione degli stranieri su suolo elvetico.
Casse malati, tocca al Governo
Dopo il doppio sì del 28 settembre sulle casse malati, il Governo ha incontrato sindacati ed economia, ma secondo Gianni Righinetti nell'editoriale sul Corriere del Ticino "le consultazioni per essere rappresentative devono essere allargate, altrimenti diventano selettive". Il piano d’azione presentato dall’Esecutivo sarebbe solo la versione “istituzionale” del testo diffuso da Norman Gobbi, pubblicato "inopportunamente sul Mattino". Righinetti richiama con forza che "la volontà popolare non va interpretata, ma applicata" e che immaginare interventi già nel 2026 "appare uno scenario illusorio". Il Governo infatti ha presentato il suo piano d'azione: metterle in pratica parallelamente e in maniera graduale a partire dal 2027. Il messaggio con le proposte di finanziamento verrà trasmesso al Parlamento entro la primavera del 2026. Con misure preventive da 120 milioni e una prospettiva di spesa ricorrente "da 400 e più milioni", il Governo pagherebbe "la leggerezza d’approccio" e il farsi "cogliere di sorpresa" dall’esito delle votazioni. Punzecchiato anche lo studio dell'Università di Losanna che chiedeva l'applicazione di una delle sole due proposte remando in direzione opposta: "Una proposta irrispettosa nei confronti della volontà popolare e -aggiunge- non possiamo che suggerire il silenzio a coloro che invadono un terreno non loro", afferma Gianni Righinetti.
Iter complicato
Nel suo editoriale su LaRegione, invece, Simonetta Caratti evidenzia il paradosso in Svizzera per cui la metà dei residenti stranieri può ottenere la cittadinanza, ma non la chiede. Le norme, variabili tra Cantoni, creano "una massa marginale" che partecipa poco alla vita politica proprio mentre il Paese affronta carenze di manodopera e cambiamenti demografici. Caratti denuncia il rischio di una società dove molti "rimarranno sempre ai margini" pur essendo nati o cresciuti qui. L’assenza di criteri uniformi favorisce "fenomeni di ghettizzazione", mentre il Paese avrebbe bisogno di nuove energie. La giornalista osserva che anche Cantoni più severi, come il Ticino, rischiano "un eccesso di rigidità" che penalizza famiglie integrate ma con meno risorse. Una revisione della naturalizzazione, "più chiara, meno burocratica e meno onerosa", sarebbe secondo Caratti una scelta strategica: garantirebbe pari opportunità e rafforzerebbe la coesione nazionale.
