
“Un fulmine a ciel sereno”. Così i sindacati ticinesi descrivono la notizia di oggi riguardante il fallimento dell’Elettrocrivelli di Breganzona, una delle aziende più grandi presenti sul territorio. Alcuni segnali che la situazione non fosse del tutto rosea c’erano, ma nulla lasciava presagire il tracollo. “Qualche avvisaglia l’avevamo, perché dallo scorso mese di settembre eravamo regolarmente in contatto con l’azienda e sapevamo che c’erano dei ritardi sui salari”, commenta ai microfoni di Ticinonews il responsabile del settore artigianato Unia Igor Cima. “Ci avevano parlato di difficoltà economiche e finanziarie, ma anche di nuovi investitori e di un’eventuale moratoria concordataria. Nessuno ci ha però avvisati, malgrado i contatti avuti negli ultimi mesi”. Per Lorenzo Jelmini, segretario regionale Luganese Ocst, quella di oggi è “una notizia che non vorremmo mai dover commentare, soprattutto sotto le feste natalizie”.
Un centinaio i dipendenti toccati
Un fulmine a ciel sereno, dunque, e non solo per i sindacati, ma anche e soprattutto per il centinaio di dipendenti dell’azienda che si sono visti recapitare per mail la lettera in cui, si legge testualmente, 'il fallimento di ElettroCrivelli è stato decretato con effetto al 29 dicembre 2022, ore 10:00'. È stato anche vietato, con effetto immediato, l’accesso a tutti gli stabili della ditta e a tutte le proprietà dell’Elettrocrivelli.
I prossimi passi da compiere
Il fallimento, come dichiarato dal Ceo e proprietario Alberto Crivelli alla Rsi, è dovuto a un problema di liquidità che si trascinava da tempo, accentuato dall'aumento generale dei costi e dalla difficoltà nelle forniture. Infruttuosi anche i negoziati con i potenziali investitori che sembravano intenzionati a rilevare la società o perlomeno a iniettare liquidità. Rimane ora il problema del personale, che ha ricevuto la tredicesima ma non lo stipendio di dicembre. A tal proposito i sindacati si stanno già muovendo. “Gli associati di Ocst sono una sessantina”, spiega Jelmini. “Li abbiamo contattati e abbiamo inviato loro le indicazioni di come procedere per poter rivendicare lo stipendio che ancora manca”. “Abbiamo informato i lavoratori sui passi da compiere: annunciarsi all’Ufficio di collocamento e al patronato in Italia, e inoltrare, il prima possibile, le domande di insolvenza alla Cassa Cantonale per recuperare il mese di dicembre e gli altri arretrati”, afferma Cima.
Si può sperare in un futuro positivo?
Il settore, in senso ampio, è in salute e ciò rincuora i sindacati, i quali sperano che i dipendenti possano presto trovare lavoro altrove. “Non è un ambito in crisi, bensì in espansione. Questo ci permette di vedere con un po’ più di positività la ricerca di un’occupazione per tutti i dipendenti oggi licenziati”, conclude Jelmini.