Il ritratto
Il Caseificio nato da una rapina a mano armata, la casara: "È il mio rifugio, qui mi esprimo"
Redazione
un anno fa
Dalla rapina a mano armata alla lavorazione del latte. Ticinonews vi propone il ritratto di Rita Laudato che faceva la gioielliera a Chiasso e si è miracolosamente salvata dopo che un uomo le ha sparato più volte. Oggi la sua vita è cambiata e il suo tempo è scandito dalla maturazione del formaggio.

Il dramma, poi la rinascita. Rita Laudato nel suo caseificio situato ai piedi della collinetta del Penz, a Chiasso, passa anche venti ore al giorno. Il suo nuovo regno è situato sotto casa sua, ed è lì dove le sue giornate vengono scandite dapprima dalla lavorazione del latte, in seguito dalla maturazione del formaggio. "Questo luogo è la mia seconda casa, il mio rifugio, per questo l'ho voluto diverso e non con le classiche piastrelline a caratterizzarlo", ha raccontato a Ticinonews aprendoci le porte del suo "Caseificio di Rita", un luogo in cui la casa "si esprime e racconta la storia attraverso i formaggi".

La rapina che cambiò la sua vita

Quella al caseificio è la nuova vita di Rita. Una rinascita dopo un evento che non dimenticherà mai: una rapina a mano armata nella sua gioielleria di Chiasso. Era il 25 febbraio 2011 quando un uomo entrò chiedendo degli anelli per la moglie, e poi tirò fuori una pistola calibro 9. "Mi colpì alla testa con il calcio dell'arma e non è come nei film, non ci si rialza", ha ricordato Rita. "Mi fece molto male e quando ripresi i sensi non vedevo più nulla. Lui era lontano e mi urlava 'adesso muori, ora ti uccido'. Così iniziò a sparare: il primo colpo andò a vuoto, il secondo mi colpì nella parte posteriore della testa e iniziai a sanguinare. In seguito riuscii a sedermi per terra, ma sparò un'altra volta e caddi nuovamente sul pavimento". Miracolosamente se la caverà con ferite lievi, nonostante ancora oggi porti sul suo corpo i segni dei proiettili.

La rinascita

Certi eventi "arrivano proprio per imporre un cambiamento che dovrebbe già avere luogo, ma che tra una cosa e l'altra si continua a ritardare. A un certo punto il destino lo impone", ha aggiunto Rita che dopo quel tragico evento ha deciso di rinascere come casara, ottenendo un brevetto di tecnologa del latte a Friborgo. "In cantina c'è il sapere, l'interpretazione delle muffe di questo ambiente così speciale, il capire cosa ha bisogno il formaggio. La cantina dà grandi soddisfazioni".

Il legame con il territorio

San Giorgio, come la chiesa di Morbio Inferiore. Oppure il Penz, il Ciàs. Sono questi i nomi che Rita ha dato ai suoi formaggi e tutti esprimono il suo legame con il territorio. "Per me il territorio e la mia gente sono importanti. C'è un prodotto che si chiama Campanin, perché la prima cosa che si nota a Friborgo sono le campane".

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