Ticino
Il caro benzina preoccupa la politica
Foto Zocchetti
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Thomas Schürch
2 anni fa
Raffica di domande a Berna e Bellinzona per l’aumento dei prezzi. Marchesi e Quadri chiedono di sospendere temporaneamente parte delle tasse sul carburante, mentre in Ticino si propongono buoni benzina e l’istituzione di un gruppo di lavoro affinché i costi non gravino sui cittadini, oltre a un allentamento dei regolamenti per le imprese

Il caro carburante, dovuto al conflitto in corso in Ucraina, preoccupa la politica. Il costo della benzina in Ticino ha superato in questi giorni i due franchi al litro. Alcuni partiti hanno deciso di muoversi in tal senso, chiedendo se e come le autorità, sia federali sia cantonali, intendano intervenire.

Marchesi: “Sospendere momentaneamente le tasse”
Il consigliere nazionale Piero Marchesi (Udc) ha chiesto al Consiglio federale se pensa di sospendere temporaneamente le tasse sui carburanti, affinché l'aumento del costo finale a carico del consumatore venga calmierato, e come intende monitorare la “speculazione sui prezzi dei rivenditori di combustibili, che già oggi offrono prezzi alla pompa molto differenti l'un l'altro”. Come gruppo Udc “stiamo preparando gli atti per formalizzare la richiesta di sospendere momentaneamente le tasse, in modo da attenuare gli effetti di questa situazione”, spiega Marchesi a Ticinonews. La proposta, secondo il deputato democentrista, è economicamente sostenibile. “L’alternativa sarebbe quella di ridurre il potere di acquisto dei cittadini. Parliamo di una misura transitoria, di alcuni mesi, sperando in scenari migliori per il futuro”.

Quadri: “La Confederazione ha margine per agire”
Sullo stesso piano il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri che in un’interpellanza al Consiglio federale pone anche l’accento sulla questione Ticino-Lombardia, spiegando che la parità tra euro e franco nuoce ai distributori di benzina che si trovano in prossimità del confine con l’Italia. “Il governo non ritiene che un intervento per ridurre il prezzo del carburante fatturato al consumatore, tramite rinuncia a parte delle entrate fiscali, sarebbe necessario anche per sostenere questi commerci?” Ma come coprire le (possibili) mancate entrate? Sempre secondo Quadri, nel 2020 l’imposta sugli oli minerali ha generato oltre 2.5 miliardi di entrate. Parte di queste sono a destinazione vincolate, ma il 45% “confluisce direttamente nelle casse della Confederazione, garantendo quindi un certo margine di manovra”. Esiste dunque la possibilità “di attenuare per le economie domestiche e le aziende l’impatto della guerra in Ucraina sui costi del carburante, senza intaccare i fondi destinati alle infrastrutture viarie”.

Si muove anche il Ticino
Venendo alle nostre latitudini, i deputati Stefano Tonini e Andrea Censi (Lega dei Ticinesi) si sono detti preoccupati non solo per i cittadini, ma anche per le aziende che devono ricorrere all’uso di veicoli, le quali vedono “praticamente azzerarsi i propri margini di guadagno a causa dell’aumento delle spese di trasporto”, rispettivamente “corrono il rischio di dover pagare maggiormente le forniture, innescando un pericoloso circolo vizioso”. Tonini e Censi chiedendo quindi al governo ticinese, tramite un’interrogazione, se intende proporre una sospensione temporanea (totale o parziale) della tassa sugli oli minerali (affinché il prezzo del carburante possa essere ridotto), e se esiste la possibilità di mettere a disposizione delle fasce di popolazione più bisognose e/o delle aziende attive nel trasporto dei “buoni” affinché siano meno colpite da questo aumento dei prezzi.

Imelli: “C’è il rischio che la società entri in crisi”
Da segnalare anche l’interpellanza della granconsigliera Sara Imelli (PPD+GG). “Le nostre piccole e medie imprese, così come le famiglie, non potranno reggere a lungo un continuo aumento di questi costi, che direttamente influiscono anche sui costi di beni di servizio e di consumo: vi è il concreto rischio di vedere a breve ampi strati della nostra società entrare in crisi”, si legge nel testo. Imelli chiede quindi al Consiglio di Stato di instituire un gruppo di lavoro che possa portare proposte concrete a breve termine in Ticino per evitare che l’aumento dei costi di energia e carburante ricada completamente sulle spalle di economia e famiglie. Il gruppo di lavoro dovrà anche “farsi portavoce di proposte all’indirizzo della Confederazione, ad esempio in materia di dazi sui carburanti e tasse sull’energia”. In un secondo tempo il gruppo di lavoro “dovrà sottoporre al Consiglio di Stato un piano di intervento che preveda misure atte a diminuire ulteriormente la dipendenza da fonti energetiche estere e a ridurre i consumi di energia nel parco immobiliare pubblico e privato”.

Speziali: “Prevedere delle soluzioni immediate”
Citiamo, per concludere, l’interpellanza presentata dal granconsigliere Alessandro Speziali (Plr). “L’impennata dei costi del carburante si manifesta nell’immediato così come nel medio termine”, riporta l’atto parlamentare. “Si tratta di maggiori costi per la mobilità, il riscaldamento e l’utilizzo di macchinari, che assillano il potere d’acquisto, la liquidità e la capacità di investimento, nonché la crescita economica con i relativi posti di lavoro”. L’obiettivo, dunque, è quello di “prevedere delle soluzioni immediate dirette e delle misure sul corto-medio termine per agevolare l’attività economica”. Ad esempio, alcune direttive o regolamenti cantonali “sono spesso assillanti per determinati settori economici; un loro allentamento permetterebbe alle imprese di guadagnare in produttività, risparmiare risorse temporali e finanziarie”.

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