
Dopo una pausa di oltre 7 anni, il 20 gennaio è stato ripristinato il CSIR (Consiglio sindacale interregionale) delle regioni Lombardia, Piemonte e Canton Ticino, organismo transnazionale che si occupa dei temi del frontalierato di cui fanno parte i sindacati confederali italiani di Lombardia e Piemonte e i sindacati ticinesi (vedi articolo suggerito).
Il CSIR, che coinvolge circa 70mila lavoratori frontalieri, è il secondo a livello europeo e si pone l'obiettivo di "aprire confronto a tutti i livelli sulle tematiche di attualità che riguarda il frontaliero". Grazie al CSIR - aveva spiegato il presidente Alessandro Tarpini - i lavoratori frontalieri avranno "una struttura di rappresentanza unitaria e potranno parlare con una voce sola e rappresentare i temi che fanno parte dell'attualità".
Del Consiglio, ricordiamo, fanno parte anche Sergio Aureli di UNIA (vicepresidente del CSIR), Pancrazio Raimondo (UIL Frontalieri), Luca Caretti (segretario generale CISL Piemonte), Andrea Puglia (OCST), ma il suo ripristino non è stato accolto con troppo entusiasmo dall’associazione Frontalieri Ticino presieduta da Eros Sebastiani.
"Questi - ha detto a "La Prealpina" - sono quelli che per equità volevano tassarci come gli italiani e vogliono fare uno statuto per tutti i frontalieri. Ma noi non siamo uguali agli altri, siamo gli unici che lavoriamo in uno stato extracomunitario e abbiamo delle peculiarità uniche. Adesso dobbiamo pensare anche a loro, non bastava un governo che voleva fare cassa con noi. Adesso anche loro. Andiamo avanti così che le nostre zone diventeranno come i territori italiani con minore reddito".
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