
Lezioni ritardate, assemblee, momenti conviviali e striscioni esposti. Sono solo alcuni dei gesti messi in atto quest’oggi dai docenti di diverse sedi ticinesi. Il dito è puntato contro il preventivo 2026 e contro le misure di risparmio in ambito scolastico. La mobilitazione, promossa da ErreDiPì, ha toccato i licei, la commercio di Bellinzona, le medie di Chiasso e le elementari di Balerna. "Alcuni di noi entreranno 20 minuti dopo per protestare", ci spiega il portavoce di ErreDiPì Enrico Quaresmini. "Ognuno fa quello che può, per noi va bene tutto. L'importante che lo si faccia sui luoghi di lavoro". Luoghi di lavoro, per l’appunto. Al liceo di Bellinzona, gran parte del corpo docenti ha svolto un presidio al mattino, proseguito in un momento conviviale sulla pausa pranzo culminato con un’assemblea e infine qualcuno ha deciso di ritardare la lezione. Manolo Pellegrini è docente al LiBe e conferma il consenso quasi totale dei docenti: "Direi che abbiamo riscontrato molta solidarietà, anche se ci sono opinioni diverse. Non tutti sono disposti a protestare pubblicamente".
Le rivendicazioni
Sono due essenzialmente le rivendicazioni principali alla luce di numerose micro-misure che fanno storcere il naso. La prima è il mancato recupero del rincaro: "Di fatto si sta dicendo che il datore di lavoro lascia che gli stipendi dei suoi dipendenti si abbassino realmente rispetto al costo della vita e questo non va bene. Il fatto che il Cantone non lo riconosca, è preoccupante", dice Quaresmini. "Per ErreDiPi questa falla non è giustificata e il rischio è la diminuzione del potere d’acquisto e di conseguenza del PIL. L’altra rivendicazione è strutturale. 10 pensionamenti vengono sostituiti con 9 assunzioni: "Sostituire al 90% significa indebolire lo Stato. È quello che la destra vuole fare: smagrire per aprire spazi nel privato e questo non va bene", sostiene Quaresmini.
La preoccupazione dei docenti
Tagli nella scuola che preoccupano. "In un certo senso è un stillicidio di tagli", sottolinea Pellegrini. "Noi invece pensiamo che dobbiamo tronare a investire nella scuola e riconoscere il lavoro dei docenti". In attesa delle decisioni finali sul preventivo, il cambio di paradigma, secondo i docenti, è necessario: "Ogni volta che c'ê un problema di deficit, si pensa a tagliare. Noi pensiamo che bisogna cambiare il discorso".
