
“Mamma. Forse la prima parola che un neonato riesce a riconoscere, a capire e a dire. Ci sono persone che hanno la fortuna di sentirsi chiamate così e non sanno nemmeno il perché si possano ritenere fortunate. Sembra banale e scontato. Non tutti sanno cosa succede durante una gravidanza”.
Da quel giorno tutto è cambiato
È l’inizio della lettera scritta da Monica, quasi 30 anni. Lo scorso anno è rimasta incinta ma non tutto è andato secondo i piani: la sua bambina è nata a 16 settimane per malformazioni incompatibili con la vita, e ovviamente da quel giorno per lei è cambiato tutto. “Si conosce solo il mondo bello della gravidanza, delle ecografie, delle feste, la parte meno bella invece non si conosce”, racconta Monica.
“Anche io sono una mamma”
Una lettera scritta con il cuore in mano per lei ma anche per tutte quelle persone con una storia simile alla sua. “Ti senti sola, in colpa. Entri in un labirinto dove non ci sono dei ‘perché’ o dei ‘per come’. Oggi sono qua perché voglio gridare al mondo intero che sono comunque una mamma, anche se la mia bambina non è qua fisicamente oggi con noi”.
Ripartire dal lutto
Di professione sarta, Monica da quell’esperienza è ripartita e ha dato addirittura un valore al suo lutto. Una nuova vita, come quella che regala agli abiti che ripara. “Ho deciso di voler dare un valore al dolore. Ho letto molto libri, mi sono confrontata con altre persone e ho cercato di vivere la mia quotidianità”, racconta.
Tema approdato in Gran Consiglio
Del tema delle donne che subiscono un aborto spontaneo o una perdita perinatale si è parlato anche in Gran Consiglio negli scorsi giorni. “La sofferenza è un diritto ed è giusto prendersi il tempo. Io ho fatto una settimana a casa e non sono stata pagata”, sottolinea.
Buona festa della mamma
Oggi si festeggiano le mamme e Monica non ha dubbi: è anche la sua festa. “Nonostante il dolore è stata, comunque, una gioia immensa e mi ha reso la persona che sono ora”.
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