
Dagli esordi al cinema con il film “Stars – Il successo a costo dell’amore” al dissing con J-Ax, fino alle critiche a X Factor. Per Paolo Meneguzzi il 2023 è stato sicuramente un anno tanto impegnativo quanto soddisfacente e ce lo ha raccontato nella sesta e penultima puntata di Non è sempre Natale.
Come definiresti il tuo 2023?
“È stato un anno in cui ho capito tante cose nuove per me, sia grazie a diversi fatti accaduti sia grazie all’impegno che ho messo nel costruire una cosa forse più grande di me, ovvero il film. Un’esperienza che ho affrontato con il mio amico Alberto Meroni, ma che non è ancora finita perché la macchina di un film è enorme e te la porti dietro per tutta la vita, come una canzone”.
Stai parlando di “Stars – Il successo a costo dell’amore”. Come sei arrivato all’idea di approdare nelle piazze e negli schermi non solo musicalmente, ma anche con il cinema?
“Con la Pop Music School abbiamo fatto un po’ di esperienza nel campo musical, facendo anche una bellissima esperienza con il programma in collaborazione proprio con TeleTicino. Da lì mi sono quindi detto che era possibile provare a creare qualcosa per il Ticino che andasse oltre, quindi verso la cinematografia, senza però avere alcuna esperienza o conoscenza in merito, come ad esempio il budget. La cosa che mi ha spaventato di più infatti è stata mettermi al computer con Alberto che mi mostrava il budget per i Frontaliers: lì ho capito che la macchina è un bel po’ più grande di quanto potessi immaginare. Da quel momento siamo partiti con la pazza idea di fare un “Fame” nuovo e moderno. Abbiamo quindi lanciato il casting e ricevuto tantissimo entusiasmo da parte di ragazzi ticinesi che avevano voglia di mettersi a disposizione e alla prova con questa esperienza. Da lì abbiamo costruito una macchina che piano piano è diventata sempre più grande, fino a diventare uno Swiss Film e tra poco andremo a Soletta al Festival del Film. Quindi un’esperienza che sembra non finire mai, anche se sono passati sei anni da quanto l’abbiamo pensato”.
Ci sarà un sequel?
“Adesso non so ancora, per il momento viviamo questa esperienza. Sicuramente mi ha portato via tanti anni della vita: questo film mi ha succhiato l’anima, perché gli ho dedicato tantissimo tempo, al punto che è entrato a far parte della mia famiglia e delle dinamiche famigliari. Inoltre, ho avuto diversi scontri sempre in famiglia, perché alla mia carriera e alla mia scuola si è sommato questo film e il tempo per stare con loro è stato sempre meno. Ho tolto del tempo a Leonardo, mio figlio, ed è la cosa che mi è dispiaciuta di più. Però ho raggiunto una cosa che reputo unica, quindi una cosa bella posso dire che l’abbiamo fatta”.
Il 2023 è stato sì l’anno del tuo film, ma è anche stato l’anno in cui ci sono state diverse polemiche, due in particolare: Paolo Meneguzzi VS J-Ax e Paolo Meneguzzi VS X Factor. Come mai hai deciso di esporti? Cosa è scattato? Perché non ci hai mai abituati a questo tipo di comunicazione, anche se sei comunque presente sui social
“Il social mi ha sorpreso, perché io in realtà ho denunciato una cosa che – tra virgolette – era una cosa reale, vera, che sentivo. Quindi ho avuto la sensazione che usare questo mezzo per dire qualcosa in cui credi davvero alla fine funziona, nel senso che viene riconosciuta e creduta. Quindi non è passata come una cosa finta, perché – e lo dico per la prima volta – è stato tutto abbastanza costruito: da quando sono andato a X Factor a vedere le ragazze punk ho poi visto quello che è successo dopo. Quindi la polemica, le dinamiche, di come trattavano le persone, la maleducazione, eccetera. Ma io questo lo avevo già percepito durante le audizioni, quando le Ragazze Punk si erano presentate. Quell’atteggiamento verso le ragazze mi aveva dato talmente fastidio, soprattutto quello di Fedez, quando ha preso in mano il testo e ha iniziato a leggerlo come se lui avesse scritto poesie incredibili. Quindi mi sono detto ‘vediamo allora cosa scrive lui’ e quando è uscito con Disco Paradise mi sono chiesto se davvero lui avesse diritto di dire qualcosa sul testo delle Ragazze Punk. Con l’uscita di Disco Paradise mi è quindi venuto spontaneo, durante un’intervista, chiedere ‘ma se delle ragazze di 16 anni non possono scrivere testi del genere, perché può uno di 35-40?’. In quel momento ho attaccato la credibilità di Fedez, ma ha risposto J-Ax. Nel criticare Disco Paradise nella versione Fedez mi sono poi accorto che c’era dentro anche J-Ax, ma contro di lui non avevo niente. Abbiamo fatto più o meno lo stesso percorso e lo facciamo da tanti anni, sa anche lui le dinamiche di questo lavoro. Ero, ma sono tuttora, preoccupato del futuro della musica visto dal punto di vista social degli influencer, perché questo genera un tipo di prodotto pop che non ha niente a che vedere con la scienza, con il modo voler dimostrare qualcosa, con il modo di essere credibili, col modo di fare musica per esigenza. Questo mi preoccupa, perché trasmette tante cose che non vanno bene ai giovani”.