Società
Guerre, costi e social: come si va in vacanza nel 2025?
©Chiara Zocchetti
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Redazione
2 ore fa
Ticinonews ha incontrato un esperto per parlare di come evolva il senso del viaggio nel nostro contesto caratterizzato da tensioni, costi crescenti e social.

Le festività, si sa, sono tradizionalmente un momento dedicato alle ferie e ai viaggi. Ciò vale anche in questo periodo caratterizzato da tensioni geopolitiche, costi in aumento e influenza dei social? Ticinonews ha incontrato un esperto per approfondire il tema. 

Le tensioni: turisti abituati all'instabilità

Dalla minaccia dei droni sugli aeroporti europei alle nuove forme di indebitamento, il senso del viaggio cambia, così come il nostro rapporto con esso. Secondo gli esperti, d'altra parte, queste nuove dinamiche sono compensate dal senso di resilienza accresciuto del pubblico. "I turisti si sono abituati all'instabilità internazionale", spiega Claudio Visentin, professore del Master in turismo internazionale dell'Usi. "Quando ci furono gli attentati contro i turisti in Egitto e Tunisia, il pubblico evitò quelle mete per anni. Oggi, neanche un fatto grave scoraggia i turisti dallo scegliere una meta".

Indebitarsi per andare in vacanza?

Non solo le tensioni internazionali rendono difficile viaggiare, ma anche un costo crescente del turismo, dovuto a una domanda in aumento. Ciò, spiega Visentin, non scoraggia i turisti, che trovano altre soluzioni: "Abbiamo la certezza che in Italia la gente si indebita per andare in vacanza, mentre il 16% degli svizzeri prende dei prestiti per partire per le ferie". Sono inoltre sempre più i ticinesi che ricorrono ai prestiti, spiega Visentin, senza che però sia dato sapere se questi vadano a finanziare le vacanze. Ciò che è certo, è che oggi "i viaggi sono diventati una spesa prioritaria, più che in passato". 

Social network: imitazione e overtourism

I social network hanno egualmente impattato il nostro modo di viaggiare. Secondo Visentin, è interessante considerare il termine "instagrammabile", "una parola che non esisteva prima, e che si riferisce a dei panorami che ben si prestano ad essere fotografati e postati sui social network". Ciò, spiega il professore, crea "molta ansia, competizione", e di riflesso "un fenomeno di imitazione delle vacanze, con turisti che vanno sempre più nelle stesse destinazioni, per poi sfociare a volte nell'overtourism".