Ticino
Gobbi rinuncia alla massoneria
Redazione
14 anni fa
Il ministro rinuncia definitivamente all’adesione alla Loggia Massonica il Dovere e scrive una lettera aperta ai ticinesi

Norman Gobbi rinuncia definitivamente all’adesione alla Loggia Massonica il Dovere. La polemica intorno alla domanda di adesione del ministro leghista alla massoneria, è nata a seguito di alcuni articoli del Caffè. Articoli in cui si raccontavano i dettagli dei contatti tra Gobbi e alcuni massoni, e si sollevavano pesanti dubbi, sull’opportunità che un ministro aderisca all’Ordine. L’obiezione polemica in fondo è una: al bivio, un ministro, servirebbe prima lo Stato o il proprio, venerabile, maestro? Un dubbio che per Norman Gobbi non esiste. "Penso che sia importante, come cittadino svizzero, rispettare cittadini e Costituzione, cosa - ci spiega - che si fa anche nella massoneria".In Ticino c’è qualcuno che non ha mai fatto mistero di far parte della Massoneria, è Giorgio Giudici, il sindaco di Lugano. D’altra parte, tra politica è massoneria c’è un intreccio storico e consolidato. Da Franklin ai giorni nostri. Un intreccio qualche volta illuminato e qualche volta poco pulito, soprattutto in Italia dove le logge deviate hanno scritto pagine miserabili del Paese. E per Gobbi, proprio il riflesso di quanto accaduto oltre confine, genera un’immagine sbagliata della massoneria in Ticino. "Purtroppo in Ticino la massoneria subisce l'immagine negativa che se ne ha in Italia".Per Norman Gobbi il capitolo è chiuso. Ma cosa gli resta di questa vicenda? "Che bisogna guardarsi da chi si ha attorno. Persone che si crede siano amici e invece non lo sono", conclude Gobbi. La lettera aperta di Gobbi ai ticinesi"Cari concittadini, sono due volte che un domenicale dedica alcune pagine al sottoscritto. La vicenda della mia disponibilità – e sottolineo, disponibilità – ad aderire alla Loggia Massonica “Il Dovere” (associazione ai sensi della legge) travalica la linea che separa il diritto ad una corretta informazione dall’inopportuna e deontologicamente scorretta persecuzione politica. Persecuzione politica che può anche essere accettata, se basata su elementi concreti, ma quando vien fatto un processo alle intenzioni come in questo caso, il tutto mi disturba. Non sono e non saranno due, dieci o cento articoli di un settimanale che grida “Fuori i poteri occulti dallo Stato”, a far cambiare il mio comportamento, il mio essere e il mio modo di pensare. Anche perché i veri poteri occulti indubitabilmente dimorano nei locali di certa stampa di parte e volutamente tendenziosa che esprime – nell’errore del convincimento di esserne depositaria – la “certezza della verità” o, fors’anche peggio, “verità assolute”, ma purtroppo solo dogmatiche. I Ticinesi, dopo anni di impegno politico a livello comunale, cantonale e federale, mi hanno pregiato di un mandato che – certamente nell’ambito delle dinamiche istituzionali che sono chiamato a rispettare – sono pronto a portare a compimento sino all’ultimo giorno, combattendo per mantenere quanto prospettato e promesso in campagna elettorale nel convincimento di poter soddisfare le aspettative dei miei elettori e dei Ticinesi tutti. Nella mia esperienza umana, professionale e nel campo militare, non mi sono mai sottratto alle mie responsabilità e – non v’è da dubitarne – nemmeno in quest’occasione agirò differentemente. Ora, questi articoli non faranno certamente desistere il sottoscritto dall’adoperarsi nel perseguire il proprio mandato istituzionale con il vigore e la schiettezza di sempre, nel rispetto dei programmi dettati in campagna elettorale dalla Lega dei Ticinesi. Ritengo però utile far chiarezza in merito a quanto riportato negli articoli firmati da giornalisti, a mio modo di vedere, poco rispettosi dei loro doveri professionali e palesemente maldestri nella loro finalità lesiva della mia persona. In primo luogo, preciso di non essere assolutamente rimasto “intontito” – così come asserito nel domenicale – dagli articoli pubblicati. Ho rilasciato una dichiarazione telefonica al cronista che mi ha inter

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