
Il 4 gennaio è stato ufficialmente lanciato il referendum contro il progetto AVS21 che prevede l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni. “Si tratta di uno smantellamento a spese delle donne a cui seguiranno ulteriori attacchi ai diritti pensionistici dell’insieme della popolazione. AVS21 non è che l’inizio – sono già previsti il pensionamento a 67 anni per tutti e ulteriori riduzioni delle rendite delle casse pensioni”, spiega in un comunicato il comitato ticinese “Giù le mani dalle nostre pensioni! No ad AVS21”.
“L’aumento dell’età di pensionamento significa mediamente 1’200 franchi in meno all’anno per ogni donna. Le donne ricevono già oggi pensioni di un terzo inferiori a quelle degli uomini. Inoltre, quasi un terzo delle attuali pensionate non beneficia di alcuna rendita del 2° pilastro. Nei settori professionali a predominanza femminile, poi, le rendite del 2° pilastro variano tra i 500 e gli 800 franchi al mese. Queste pensioni sono evidentemente troppo basse ed è quindi inaccettabile che scendano ancora di più. In un momento di crisi pandemica, la maggioranza del Parlamento ne approfitta per accelerare lo smantellamento delle pensioni”, sottolineano.
Oltre al progetto di riforma dell’AVS, il Consiglio nazionale ha adottato un modello di riforma della LPP che porterà a costi più elevati e a rendite di secondo pilastro più basse. “L’obiettivo delle forze conservatrici è evidente: far lavorare tutti più a lungo, con un reddito da pensione inferiore. Prima colpendo le donne, poi colpendo tutti. Questa politica è vergognosa e non tiene conto della realtà. All’inizio dell’anno scorso più di 300’000 donne e uomini hanno firmato l’appello contro AVS21 in soli cinque giorni”, tuonano.
Il Comitato ticinese è per ora composto dai sindacati Ocst, Syndicom, SEV, SSM, Sisa, Unia, USS-TI, Vpod, dai partiti ForumAlternativo, Partito Comunista, Partito Operaio e Popolare, Partito Socialista, Verdi e dalla Rete Nateil14giugno.
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