
“Un evento che, più che un semplice fatto di cronaca, rappresenta un segnale d’allarme e ci invita a una riflessione profonda sul contesto sociale ed educativo in cui i giovani vivono oggi”. Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani prende parola in merito al recente episodio di violenza avvenuto l’11 agosto nel centro di Lugano. Dietro la reazione aggressiva del giovane protagonista, si legge in un comunicato, “non si nasconde soltanto un gesto isolato di devianza. Si tratta invece di una manifestazione di un disagio più ampio e radicato, la punta di un iceberg che racconta di fragilità invisibili, di sradicamento e di mancanza di punti di riferimento”.
"Serve una strategia educativa e sociale"
Secondo il Coordinamento, ridurre episodi simili a semplici atti di devianza “rischia di farci perdere la visione di un quadro complesso, in cui la repressione o le soluzioni emergenziali non bastano a intervenire efficacemente”. Al contrario, “serve una strategia educativa e sociale che sappia riconoscere e affrontare le cause profonde di questi comportamenti”. È fondamentale che l’educazione ai diritti umani, alla cittadinanza attiva e alla gestione non violenta dei conflitti “diventi parte integrante e viva del percorso scolastico, non relegata a sporadiche lezioni o a semplici nozioni teoriche”.
"Occorre una cultura della corresponsabilità educativa"
Allo stesso tempo, prosegue la nota stampa, “è indispensabile promuovere spazi di ascolto, mediazione e sostegno psicologico che permettano ai giovani di far emergere i propri bisogni e difficoltà prima che si trasformino in violenza, offrendo risposte concrete e tempestive". Non si può prescindere "da una cultura della corresponsabilità educativa che coinvolga, insieme alla scuola, anche le famiglie, le istituzioni e la società civile nel loro insieme, per evitare che i giovani si sentano abbandonati o esclusi”.