
Oggi, 15 ottobre, ricorre la giornata internazionale del bastone bianco, un'occasione privilegiata di riflessione sullo stato di cecità o ipovisione. In Ticino il focus di quest'anno è sul rapporto tra disabilità visiva e mondo del lavoro. E sabato Unitas incontrerà la popolazione a Bellinzona in occasione del 100 anni dalla nascita del suo fondatore. Ticinonews in occasione della giornata ha incontrato Filippo Martinoli e Lucia Leoni, entrambi ipovedenti. Durante l'edizione c'è anche stato ospite Gian Luca Cantarelli, direttore di Unitas Ticino.
Martinoli: “Una malattia di cui non ne ho mai fatto un dramma”
Filippo Martinoli è ipovedente dalla nascita e vede male da entrambi gli occhi. “Non ne ho mai fatto un dramma e ho sempre convissuto con questo difetto visivo, che però riesco a nascondere molto bene perché per me è acquisito, quindi non lo drammatizzo”. Filippo non nasconde tuttavia che essere ipovedenti rappresenta comunque una sua limitazione. “In certi momenti mi pesa di più, in altri invece non me ne accorgo nemmeno. Ma comunque è presente”. Da oltre 23 anni Filippo si occupa di gestione matrimoniale in una banca a Lugano ed è inserito “molto bene in un team, dove posso dare il mio apporto”. Per quanto riguarda le scuole, Filippo ha sempre avuto l’ausilio di mezzi di ingrandimento, “e questo è stato importantissimo. I docenti mi facevano delle fotocopie con caratteri più grandi, inoltre usavo delle lenti apposite. Mi sono sempre arrangiato in qualsiasi modo. Fa parte del mio modo di pensare, perché è solo così che uno nella mia condizione può andare avanti. Inoltre, ho gran piacere nel potermi confrontare tutti i giorni con persone che non hanno un problema come il mio ma che mi permettono anche di evolvere”.
Leoni: “Fin da subito ho reagito cercando strategie per affrontare la vita”
La situazione di Lucia Leoni è invece leggermente diversa. “Fin da piccola ho sempre avuto una problematica visiva all’occhio sinistro, poi all’età di 10 anni ho avuto un aumento della pressione dell’occhio che ha conseguentemente danneggiato il nervo ottico e l’occhio sano. Da quel momento ho quindi dovuto reimparare a usare l’occhio con cui già vedevo poco dalla nascita”. Lucia si definisce una persona da sempre molto resiliente e con una grande capacità di far fronte alla nuova realtà e alle sfide. “Proprio per il fatto che sono in questa condizione mi sono detta che bisognava trovare delle strategie per riuscire ad affrontare quello che la vita mi mette di fronte e raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo”. Lucia è assistente sociale e lavora al centro diurno Casa Andreina della UNITAS e fin dalle scuole medie ha iniziato ad usare il computer, munito di uno specifico programma di ingrandimento “che oltre a ingrandire permette anche di cambiare il contrasto o – in caso di necessità – può venir attivata una sintesi vocale”. Il messaggio che ha voluto lanciare Lucia è quello di non arrendersi mai. “Bisogna sempre cercare di far fronte a questa condizione, cercando strategie per riuscire ad affrontare le difficoltà. Perché è solo in questo modo che si riesce a raggiungere gli obbiettivi”.
Le tecnologie e la volontà aiutano
Ospite a Ticinonews per approfondire il tema c’è stato come detto Gian Luca Cantarelli, direttore di Unitas Ticino, al quale abbiamo subito chiesto se nel nostro Cantone, negli anni, siano state abbattute alcune barriere in merito. “Questo certamente. Da una parte c’è sicuramente la volontà della persona stessa di confrontarsi e mettersi in gioco, dall'altra oggigiorno rispetto al passato vi è lo sviluppo tecnologico che aiuta in questo. L'importante è sempre riuscire a capire quali sono gli strumenti idonei per permettere di vivere la quotidianità”.
Questione mondo del lavoro
Come detto, ricorre oggi la giornata internazionale del bastone bianco e UNITAS ha deciso di concentrarsi su un tema importante: quello del rapporto tra la visibilità visiva e il mondo del lavoro. Com’è la situazione in Ticino? “La situazione è migliorata rispetto al passato, anche perché gli obbiettivi del passato si limitavano al permettere alle persone cieche e ipovedenti di avere il supporto necessario per vivere il quotidiano. Adesso invece siamo in una fase successiva, che è quella di permettere di integrarsi. Un conto è vivere il quotidiano, dall’altro mi ritrovo a fare una vita a parte perché non posso accedere al mondo del lavoro o a quello scolastico e quindi vengo sempre visto come quello diverso. Il lavoro che c'è da fare in questi anni è proprio quello di aiutarli nell'integrazione, sensibilizzando”.
Sensibilizzare maggiormente
Cantarelli ha più volte sottolineato l'importanza di sensibilizzare le persone, ma nella società ancora oggi c'è ancora la mancanza di delicatezza nei confronti delle persone? “È molto aumentata, soprattutto nei confronti della persona cieca. Il simbolo della giornata odierna è proprio il bastone bianco: uno strumento che chiunque collega immediatamente a una persona cieca. Forse il grosso lavoro da fare è quindi nell'ambito delle persone ipovedenti. Ci sono diverse forme di disabilità, infatti non tutti gli ipovedenti hanno lo stesso tipo di difficoltà e penso che ci sia molto da fare. Questo perché spesso è anche difficilmente riconoscibile come patologia, quindi una persona è ipovedente ma chi è di fronte - senza elementi che lo rendono riconoscibile - fa fatica a capirlo e accettarlo, ecco lì penso che c'è ancora parecchio da fare”. A livello di tecnologia si parla moltissimo di IA, quale però l’impatto che ha sulle persone? Le aiuta ad integrarsi meglio? “Sicuramente aiuta. È importante che questo sviluppo tecnologico presti veramente attenzione a chi ha difficoltà a vedere. Spesso oggi lo sviluppo tecnologico passa anche attraverso tutti questi sistemi touch, che per una persona che ha difficoltà a vedere creano però un problema in più. Quindi è importante che ci sia lo sviluppo tecnologico, ma fatto in modo tale che aiuti tutti”.