
Tute mimetiche, assetto da guerra e armi. Serve un obiettivo da raggiungere e un campo, possibilmente grande, su cui giocare. Questi gli ingredienti delle simulazioni di guerra - chiamate soft air -, vere e proprie battaglie con tanto di fucili che sparano pallini ad aria compressa. Ma è tutto un gioco. E sta prendendo piede da qualche anno anche in Ticino. In questi giorni se ne parla per via di una valigia abbandonata sul sedime dell’ex Petrolchimica di Preonzo. Si pensava contenesse un ordigno, invece c’erano sì dei fili, ma anche quelli messi per gioco. Forse, è la voce che circola, è stata abbandonata per sbaglio durante una simulazione. “A Preonzo non c’è la possibilità di giocare, perché non c’è il permesso. O almeno, per noi il permesso non esiste, forse per altri sì. So che a Preonzo, visto che ci siamo informati, si dovrebbe bonificare il terreno e quindi attualmente non lo si può usare. È una questione assicurativa e di sicurezza”. A spiegarcelo Patrick Lotti, presidente di Brotherhood The Rock. “Credo che in Ticino siamo l'unica associazione a praticare il soft air – prosegue Lotti -. Abbiamo statuti e regolamenti. Certo, esistono piccoli gruppi che… fanno disastri, proprio perché non possiedono regolamenti”. Insomma, si gioca alla guerra. Ma quanti sono e chi sono “i soldati” che si avvicinano a questa disciplina? “Noi siamo circa una quarantina – ci spiega ancora il presidente di Brotherhood The Rock -, ma è difficile stabilire una cifra esatta perché ci sono gruppi un po’ ovunque in Ticino. Chi partecipa ha tra i 20 e i 40 anni. Ci sono il venditore di macchine e il dirigente, così come il falegname o lo studente… è come giocare a guardia e ladri da grande. E si sa che alla gente piace giocare!”. La simulazione delle tattiche militari in Ticino avviene prevalentemente in campi privati o in campi messi a disposizione di alcuni enti del Cantone. “Noi ad esempio giochiamo anche presso il centro della protezione civile del Monte Ceneri”, precisa Lotti. Ma siccome in Svizzera non ci sono tornei, gli amanti di soft air vanno a giocare in Italia. “Nella penisola ci sono tornei che durano anche una giornata dove ci sono obiettivi da conseguire a tempo. Poi ci sono tornei che durano 24 ore, con una storia complessa e situazioni da seguire, ci sono determinati tracciati… è un po’ più coinvolgente”, prosegue Lotti. Una disciplina coinvolgente, ma anche costosa. “Sì, è abbastanza costoso; dipende a che livello si vuole praticare il soft air. Con un’arma addosso e tutto il resto si spende circa un migliaio di franchi. Ma se lo pratichi a livello competitivo le cifre cambiano”. A livello svizzero ci sono state diverse campagne di prevenzione contro le armi soft air ai minorenni, che possono venire usare impropriamente soprattutto dai più giovani. Poi a fine 2008 la modifica della legge sulle armi ha dato un giro di vite anche a questa disciplina. Ora i minorenni non possono più acquistare liberamente le armi per le simulazioni di guerra. “Dal 2008 le soft air sono considerate armi a tutti gli effetti”, osserva Marco Frey, addetto stampa della polizia cantonale. E precisa: “Si può giocare a soft air su un terreno privato con la debita autorizzazione, ma non si può imbracciare un fucile e andare a giocare nel bosco”. “Per noi a livello di legge non è cambiato nulla – ribadisce ancora Lotti -, perché ci siamo sempre attenuti alla legge. Forse qualcosa è cambiato per altri gruppi, quelli che hanno minorenni al loro interno. I minorenni infatti non possono possedere un’arma soft air e non possono usarla”. “Da due anni e mezzo vendiamo armi soft air e abbiamo notato un boom delle vendite”, ci dice Alberto Broggini della Casarmi di Lugano. Insomma, gli appassionati della guerra sono in aumento. Ma si tratta di un gioco, ovviamente.[email protected]
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