Tecnologia
Geolocalizzazione, cosa accettiamo quando decidiamo di condividerla?
© Shutterstock - Ticinonews
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Una volta scaricate, diverse applicazioni ci chiedono di condividere la posizione. Ma cosa significa esattamente? Quali sono i dati che condividiamo e soprattutto con chi? Ne abbiamo parlato con l'esperto Alessandro Trivilini per fare il punto della situazione.

Come funziona la geolocalizzazione sui nostri dispositivi? E quali sono i rischi a cui andiamo incontro? Sono molti gli aspetti che trascuriamo quando scarichiamo un’applicazione e ne accettiamo le direttive. Partiamo dal concreto. Quando installiamo un’app sul nostro smartphone, il dispositivo ci chiede come prima cosa di consentire l’utilizzo della posizione. Cosa stiamo accettando nello specifico? Ce lo spiega l’esperto di sicurezza e tecnologie digitali Alessandro Trivilini: “Stiamo accettando i principi secondo cui i nostri dati possono essere raccolti da chi sviluppa un'applicazione informatica e i doveri in termini di informazione e consapevolezza e responsabilità. Questi dati poi verranno raccolti e condivisi con terze parti i cui i nomi non ci sono”.

La condivisione e i rischi

Accettando questa policy permettiamo dunque a terzi di utilizzare i nostri dati. Queste informazioni sono raccolte da società chiamate data broker che possono rivendere i dati personali archiviati. “Lo scopo fondamentale è quello di migliorare l'apprendimento degli algoritmi che a loro volta cercano di darci un servizio migliore", afferma Trivilini. "Non dobbiamo però nasconderci dietro un dito. La seconda finalità importante è il marketing: i nostri dati, i nostri gusti, i nostri luoghi che frequentiamo, negozi, viaggi, aeroporti, alberghi, sono tutti dati geolocalizzati che hanno un interesse commerciale forte”. Diversi sono poi i rischi a cui andiamo incontro, tra cui lo stalking: "Chi sviluppa un'applicazione per tracciare gli spostamenti di un'altra persona, lo può fare con fini nobili, pensiamo genitori e figli. Potrebbe farlo invece con la malintenzione poi di distribuire questa applicazione per un altro scopo, quello pensato per esempio per lo stalking. Ecco che in questo caso, se l'applicazione è sviluppata nel rispetto, quindi le condizioni d'uso sono chiare e l'utente dà il consenso, non viene commesso nessun tipo di illegalità da un punto di vista tecnico informatico: è l'utilizzo che ne viene fatto che diventa illegale”, ci dice l'esperto.

È tutto legale?

Posizione esatta, ora, sistema operativo, indirizzo IP, dove abito, dove lavoro e che posti frequento. Sono tutte informazioni in mano a terzi: "C'è un mercato nero dei dati personali, assolutamente", sostiene Trivilini. "L'acquisto dei dati personali è una pratica ovviamente soggetta a delle regole. Ci sono delle aziende che devono in un qualche modo dimostrare che utilizzano i dati in forma aggregata, in forma anonima e devono dichiarare qual è la finalità e lo scopo che deve essere validata da delle leggi. In Svizzera c'è un servizio della Confederazione che regola la geolocalizzazione, lo Swiss Positioning Service (swispos). Quindi chi costruisce apparecchi digitali e va a equipaggiare di un GPS deve sottostare a delle regole. Chi sviluppa un'applicazione informatica che usa questo GPS deve sottostare a delle regole caratterizzate e protette oggi dalla Legge sulla protezione dei dati personali", conclude Alessandro Trivilini.